L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulla Superlega.
Un ritorno della Juventus, del Real Madrid e del Barcellona nella “famiglia” dell’Eca e del calcio europeo è possibile solo tramite scuse ufficiali e rinuncia al progetto Superlega. Il presidente dell’Eca, Nasser Al-Khelaifi, ieri ha chiarito il concetto lasciando zero margini di interpretazione: «I nove club che sono stati riaccolti dall’Eca a metà agosto hanno chiesto scusa per aver aderito a quella che io chiamo “not so Super League”. L’unico modo per le altre tre di tornare nell’Eca, è fare lo stesso. Finché non si comporteranno così, staranno fuori. Se invece ammetteranno di aver commesso un errore, saranno riaccolte con piacere». Possibilità di una retromarcia imminente dei bianconeri, dei blancos e dei blaugrana, però, non ce ne sono come testimoniato dalle dichiarazioni del numero uno del Barcellona, Laporta, a Esport 3: «La Superlega è ancora viva. I tre club che la difendono, stanno vincendo tutti i casi giudiziari. Certo, potevamo presentare in maniera migliore il progetto, ma tutte le pressioni e i tentativi di sanzioni che stiamo subendo sono andati a vuoto. Molte società ci dicono di andare avanti perché conviene anche a loro che la Superlega nasca. Non c’è niente che la Uefa possa fare per fermarci: hanno chiuso le pratiche avviate e le sanzioni contro i club inglesi sono rimaste senza effetto. Daremo vita a una competizione molto allettante, anzi la più allettante al mondo, dalla quale tutti trarranno grande vantaggio».
La vicenda, che ad aprile aveva rischiato di sfasciare il calcio europeo, insomma, è tutt’altro che chiusa. Perché le tre ribelli, grazie all’assist di un tribunale di Madrid, aspettano (a ottobre) il pronunciamento della Corte di Giustizia dell’Unione Europea sulla posizione dominante dell’Uefa e della Fifa, accusate di avere il monopolio dell’organizzazione e dell’autorizzazione delle competizioni internazionali. Sperano e credono che quel monopolio possa essere sgretolato da una decisione, a loro giudizio, epocale come la legge Bosman.