L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulla Supercoppa in programma oggi tra Inter e Juventus.
Inter-Juventus di Supercoppa italiana è un rito di passaggio. Potrebbe sancire il nuovo dominio nerazzurro, perché la Supercoppa è uno dei due trofei che Madama ha vinto un anno fa e quindi strapparglielo ha un valore simbolico. Confermerebbe il disavanzo già presente in campionato, con la Juventus che ora è a meno 11 dall’Inter, con la diversificazione evidente degli obbiettivi, con la prima che pensa al secondo scudetto consecutivo (il ventesimo in assoluto) e la seconda che ha un risultato minimo ma comunque importante, il quarto posto, lo “scudettino” che è una bombola d’ossigeno finanziario.
Come per qualsiasi teoria, c’è un precedente, anzi l’unico precedente in questa competizione, che lo certifica. Perché è la seconda volta che le due squadre si incrociano nella Supercoppa italiana. La prima è stata in un’altra era calcistica e in un differente periodo climatico, il 20 agosto 2005 allo Stadio delle Alpi che cominciava il suo ultimo anno di vita. Come un vecchio piroscafo, anche se aveva solo quindici anni, si avviava alla demolizione. Nell’estate successiva sarebbe cominciata la costruzione del nuovo stadio (lo Stadium), con il trasloco di Juventus (momentaneo) e Torino (definitivo) all’Olimpico, inaugurato per l’Olimpiade invernale.
Quella sera già si potevano cogliere le avvisaglie di un cambio di vento. Infatti l’Inter, che si impose con un gol di Veron, stava veleggiando verso il primo titolo dei cinque che avrebbe conquistato dal 2006 al 2010. L’unico non sul campo, ma su carta (bollata) ottenuto per la punizione che Madama ricevette per la vicenda telefono-arbitri. Quella Supercoppa anticipava una nuova squadra dominante. Anche se forse solo un intercettatore in servizio ne avrebbe potuto cogliere le conseguenze.