“Mas que un partido. Sì, molto più di una semplice partita, Spagna-Italia. Qui nel glorioso Santiago Bernabeu, luogo da vertigine non tanto per essere edificato a 700 metri di altezza (mega stadio più “alto” d’Europa), la Nazionale arriva per scoprire, confrontandosi ai massimi livelli, molto del proprio presente e moltissimo del proprio futuro. In particolare quale quota stabile abbia già raggiunto il gruppo Ventura. Ovviamente si gioca per entrare nel prossimo mondiale di Russia dalla porta principale, condizione data dal primato nel girone, in questo momento condiviso come punti con gli spagnoli, avanti a noi però grazie alla differenza reti. E’ chiaro che già questo obiettivo vale una tombola, oltre al fatto di evitare l’insidia degli spareggi novembrini.
IERI E OGGI. Incontriamo però una squadra che non perde in qualificazione dal 1993 (59 partite), che non è mai caduta davanti alla sua gente in un torneo premondiale (55 gare), che non battiamo in casa sua da quasi 70 anni, unico squillo in dieci precedenti. Guardare indietro non vi interessa? E allora date uno sguardo all’oggi, all’ideale bacheca composta dai trofei messi insieme dagli undici formidabili campioni agli ordini di Lopetegui: tra scudetti, titoli, coppe di varia natura, da quelle pregiatissime a quelle “locali” ma di pregio, si arriva a un totale, malcontato, di 170 trofei. In confronto la nostra Italia rinnovata, con Chiellini in campo sarebbe arrivata a 85: adesso, dopo il ko dello juventino, siamo sotto della metà. In questo caso la forbice vale anche in termini di esperienza internazionale. Senza contare che, pur anch’essa in fase di trasformazione, la Roja attuale degli Asensio ma anche degli Iniesta, dei Ramos, dei Busquets è fi glia legittima di quella formidabile compagine capace di vincere Europeo-Mondiale-Europeo, poco più di un lustro fa.
IDENTITÀ. Bene, davanti a tanta gloria, Gian Piero Ventura, ha scelto di proporre la “sua” idea di Italia, forse anticipando anche il sentimento dei propri calciatori. Esattamente un anno dopo il suo esordio da ct contro la Francia, il tecnico azzurro è sbarcato a Madrid e ha scelto le Furie Rosse, il Bernabeu, per chiudere definitivamente
col passato contano, eredità portata avanti fino a ottobre 2016, giorno guarda caso di Italia-Spagna 1-1. Complice l’infortunio di uno dei pilastri della mitica BBC, infatti oggi quasi sicuramente vedremo una Nazionale disegnata con il 4-2-4/4-4-2.
SVOLTA. Dopo giorni di verifiche, di lavoro segreto a Coverciano, alternando un modulo più conservativo, imperneato sulla difesa a 3 (sempre vincente nei confronti più recenti con la Roja), su due esterni difensivi, e su Verratti trequartista (insomma su una rivisitazione del 3-5-2 di Conte), Ventura ha puntato sulla squadra affi data a tutto il meglio del nostro calcio attuale, teoricamente attesa a Reggio Emilia contro Israele
ASSALTO. Dopo settimane a cercare la quadra tra un assetto a misura del favoloso Insigne attuale e uno ideale per i suoi amati gemelli del gol, Immobile–Belotti, ebbene il ct ha buttato il cuore verso l’ostacolo più impegnativo, convinto di oltrepassarlo. E già che c’era ha fatto davvero tutto secondo il suo sentire: quasi certamente vedremo in campo Spinazzola, uno dei “suoi” uomini, ancora in attesa di giocare in questa stagioni per motivi di mercato e in vece dell’esordiente Conti. Un dettaglio certo, ma anche questo significativo del sentimento venturiano.
DI CORSA. «Ci sarà da correre» ripetevano ieri molti azzurri in procinto di volare in Spagna. Sì, questo è sicuro: serviranno, come a Parigi a Euro 2016, una determinazione feroce, la voglia inesauribile di capitan Buffon, sempre stimolato da certe sfide; la tenuta centrale della BB (Bonucci-Barzagli) in difesa, pur orfano del Chiello e della… DDR-V (De Rossi-Verratti) in mezzo al campo; il genio di Insigne, che sa come gelare il Bernabeu e ha già segnato anche alla Spagna; la gamba di Candreva; i gol di Immobile-Belotti, ispirati magari da uno stadio che riaccende in tutti noi i ricordi favolosi di una notte mondiale di 35 anni fa. Insomma, servirà mas que un partido”. Questo ciò che si legge sull’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”.