L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sugli americani in serie A, soprattutto dopo la cessione del Genoa al gruppo 777 Partenrs.
A Wall Street, nel cuore della finanza, hanno le idee piuttosto chiare sull’ingresso di capitali statunitensi nel calcio italiano. E la spiegazione è all’americana, senza alcuna inclinazione al romanticismo: «La Serie A è un investimento a prezzi scontati. Tecnicamente si definisce distressed asset, vuol dire asset potenzialmente remunerativo ma in momentaneo stato di profondo mispricing. Oggi l’Italia, così come l’Europa, è terra di conquista. Non vorrei offendere nessuno ma chi ha comprato i bond greci nel 2012, ha fatto tantissimi soldi. Il principio è lo stesso». La chiave di lettura possiamo anche bollarla come cinica ma è tremendamente istruttiva. Insomma il calcio italiano conviene perché sta messo male. È povero. È in svendita. E con poco gli investitori potrebbero rientrare e anche guadagnare. Magari il prodotto serie A negli anni riuscirà anche a rivalutarsi. Non si mai.
Prendiamo Commisso e Saputo. Sono due investitori a stelle e strisce che potrebbero rientrare nella categoria dei nostalgici, nel filone italo-americano, nel desiderio di tornare da ricchi laddove avevano radici povere. La rivincita, il desiderio di essere amati, di far contenta la propria gente. È un fenomeno che pure esiste, in percentuale decisamente ridotta. Persino Commisso e Saputo, che rientrerebbero in questa categoria, alla Fiorentina e al Bologna hanno cominciato dagli investimenti immobiliari. Dal punto di vista sportivo, i tifosi viola e quelli rossoblù hanno sognato poco e niente. Si sono divertiti molto relativamente. La realtà è stata decisamente inferiore alle aspettative.
La parabola di Pallotta è interessante nella sua interezza. Perché, anche senza stadio, ha venduto ai Friedkin a una cifra importante: quasi 600 milioni di euro. Dopo aver svenduto Salah e Marquinhos, venduto Alisson e altri come Rüdiger. La parola d’ordine è razionalità. E attenzione al bilancio. Il grande colpo di Friedkin è stato Mourinho. E poi Abraham, ma da sempre è predicata cautela con i conti. Il discorso è valido anche per il Milan di Elliott, forse il club italiano con la strategia di crescita più chiara e più convincente: non ci si svena per Donnarumma, si investe in giovani dalle discrete potenzialità e magari si fa uno strappo per qualche calciatore esperto che può guidare il gruppo. È una società che sta seguendo un percorso serio e affidabile. Il sogno americano, almeno nel caso del pallone, non esiste. L’Italia è una possibilità finanziaria a prezzo di saldi. È bene che l’universo Genoa lo capisca senza alimentare eccessive illusioni.