L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sul campionato di serie B e sul Lecco e Reggina a rischio esclusione.
Il veleno nella coda. Ma non è una novità nelle estati calde da sempre del calcio italiano. Eppure, se il caso Reggina era scritto e arriva al termine di un contenzioso per la ristrutturazione del debito che non ha affatto risolto i problemi emersi, neanche dopo l’omologa tardivamente ottenuta dal Tribunale di Reggio Calabria, cavilli burocratici potrebbero, invece, inchiodare il Lecco per la “perentorietà” dei termini violati relativamente ai criteri infrastrutturali per il rilascio delle licenze nazionali. Senza stadio è ovvio che non puoi giocare nel secondo campionato di calcio italiano.
E, magari, una proroga andava chiesta tempestivamente, considerando anche lo spostamento in avanti degli spareggi dovuti ai ricorsi al termine della stagione regolare. Ma in tutto dovrebbe poi prevalere il buon senso. I problemi del club lombardo rischiano, invece, di mettere subito fine a una bella storia di calcio negando valore al merito sportivo emerso sul campo per la squadra di Luciano Foschi. Il tecnico di Albano Laziale s’è sbarazzato del Foggia nell’edizione più avvincente del cervellotico format dei playoff che ha riportato il Lecco in B a distanza di quasi 50 anni. E chi glielo spiega ai tifosi che chiedono un po’ d’elasticità per non essere esclusi dopo aver constato metri di giudizio diametralmente opposti? Vedremo.
GRAVINA FIDUCIOSO. Intanto, sulle due vicende ieri, a margine del Consiglio Federale, è intervenuto il presidente Gabriele Gravina. «Aspettiamo i verdetti degli organi tecnici – ha spiegato il numero uno della Figc – Il 29 e il 30 giugno ci saranno due riunioni importanti, poi il 7 luglio il consiglio federale». Dunque dieci giorni nei quali la Serie B terrà il fiato sospeso in attesa di capire l’esito delle richieste di iscrizione delle due società. Il Lecco ha presentato la documentazione per tempo, ma il nodo è relativo allo stadio perché il Rigamonti-Ceppi non è a norma e la firma del prefetto per giocare all’Euganeo di Padova, a 250 km circa dal capoluogo lombardo, è arrivata a tempo scaduto. Diverso il caso della Reggina, dove le problematiche ruotano sostanzialmente attorno ai 757mila euro che il club calabrese deve allo Stato dopo l’omologa del piano di risanamento dei debiti pregressi ereditati dalle precedenti gestioni della società e accordato dal Tribunale fallimentare di Reggio Calabria.
Lo stesso che ha fissato il pagamento entro il 12 luglio, mentre per le norme federali sarebbe dovuto avvenire entro il 20 giugno. Il patron Felice Saladini ha assicurato che è pronto a cedere il club in mani sicure dopo aver sanato le inadempienze amministrative e contabili che avevano generato il black out e portato alla penalizzazione di 5 punti in classifica nello scorso torneo. Sarà il giudizio della Covisoc a fare chiarezza definitivamente. Poi si vedrà se ci saranno nuovi acquirenti come si sostiene oppure se il giovane proprietario di Meglioquesto SpA sarà in grado di andare avanti o se vorrà proseguire in questa avventura cominciata solo un anno fa e già alla fine dopo tanti proclami di gloria. Ormai senza il presidente Marcello Cardona, che si è dimesso insieme all’intero CdA della Reggina. Intanto, sul letto del fiume sono da tempo appostate Brescia e Perugia che vigilano sul rispetto delle regole confidando nella riammissione in B, con la data del 7 luglio a fare da spartiacque. «Ma c’è un vantaggio – ha detto Gravina – perché in caso di eventuali ricorsi, Tar e Consiglio di Stato sono già fissati. Entro il 27 agosto sarà tutto chiuso». E si partirà. Resta da capire se con Lecco e Reggina o con chi.