L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulla gara di oggi in serie A tra Napoli e Lazio.
Prima che diventi elemento di discussione fitto, val la pena uscire dagli equivoci, fingere che non è praticamente successo, che un giorno torneranno Anguissa, Ounas, Politano e poi anche Osimhen, e che ci sarà almeno un argomento da evitare: «Ricordo che l’emergenza l’abbiamo già conosciuta quando è cominciata la stagione». Prima che si rischi di ritrovarsi dentro un mistero, e che le due sconfitte e un pareggio ingrossino la serie negativa, conviene scrollarsi da dentro qualsiasi retro-pensiero, svicolare dinnanzi agli alibi, e riafferrare se stesso, cioé il Napoli, nella sua versione più sgargiante.
«La gara con la Lazio assume un peso diverso perché veniamo da questi due o tre risultati che non sono stati quelli che avremmo voluto. Sfidiamo una squadra che fa parte di quelle 7 proprietarie del condominio per lo scudetto». Prima di entrare dentro una partita che «vale», eccome, Luciano Spalletti ha il tempo di voltarsi, di guardare un attimo in quel passato (anche) abbagliante, e di soffocare quel velo di preoccupazione: «Dobbiamo pensare al calcio che vogliamo proporre e ricordarci che siamo una squadra di un certo livello. Bisogna insistere, senza lasciarci innervosire. A Mosca è andata così, rigore dopo 30 secondi e piani cambiati con questo condizionamento: ci sta. Mi è venuto il dubbio di non aver fatto qualcosa per cambiare la partita e mi sono preso le responsabilità».