“L’inferno è qui, in questa terra di nessuno ch’è l’ultimissimo posto in classifica: un solo punto in classifica, cinque sconfitte, quattordici reti subite, tre in quei 45 minuti che all’Atalanta servono per confezionare un blitz agile, apparentemente appesantitosi nel finale. E’ una corsa disperata, e si sapeva, però il Crotone sceglie pure di prendersi l’handicap: va sotto dopo due minuti, rovinandosi la serata, poi rimane scioccato ad osservare Gomez & Petagna, la coppia che scoppia di salute e che spinge Gasperini ad una settimana rilassante. E’ dura la vita in provincia e Crotone-Atalanta è terrificante già dopo un mese di campionato, quanto basta per cominciare a sentirsi avvolti nella precarietà che stavolta è (soprattutto) di Nicola, aggrappato al suo scanno da un filo esile che si potrebbe persino spezzare, anche se il finale un po’ lo salva. SPEEDY GONZALES. E’ il calcio, che va di fretta, è l’Atalanta almeno dimostra di non aver tempo da perdere, dopo trenta secondi è già addosso a Berisha (con l’uno-due tra Petagna e Kurtic) e quando invece ne sono sfilati centoventidue secondi si concede il gol più veloce della stagione (di Petagna) che diviene opzione da tre punti. Il Crotone non c’è, è pallido orgoglio, crolla in fretta, prima di quanto dica la cronaca: lo regge un palo (33′) di Kessié e, sulla carambola, la generosa disperazione di Ferrari, che s’oppone a Gomez sulla linea. Ma la percezione del gap è netta e l’Atalanta, costretta a vacillare (34′) sull’iniziativa di Trotta (palla ad incrociare, fuori d’un niente), si scuote e scappa via: una mano gliela dà (anzi, la toglie) Cordaz, ch’esce liberamente su angolo, non trova il pallone, e s’accorge ch’è 0-2 per il tap in collo-mento di Kurtic; una pedata, ma di classe, gliela rifila “el papu” Gomez, che dai venticinque metri scova l’incrocio dei pali. LO SPECCHIO. La partita che non c’è si sviluppa dinnanzi ad uno specchio deformante: è 3-4-3 di qua e di là, ma con trame e anche consistenza diversa. Il Crotone è soltanto Palladino, una luce nella serata, che parte da sinistra, va in mezzo, cerca d’ispirare; l’Atalanta è una massa uniforme, assai incline a restare bloccata, perché la sfida questo le ha suggerito, perché conviene, perché basta aver pazienza e qualcosa accadrà, nelle ripartenze o comunque tra le linee larghe ed abbondanti. Nicola è stordito, soffocato dalla rassegnazione: il resto lo dice il campo, una manovra inespressiva, nella quale ci prova (ma di corsa) Sampirisi, ed al quale Tonev (per Trotta, dal 1′ st) niente aggiunge: sta largo a destra, con Falcinelli centravanti, sperando che… L’ORGOGLIO. L’Atalanta è tanta, troppa, eppure si limita alla gestione cerebrale, tutta testa e governo d’una giornata che si complica dopo un quarto d’ora della ripresa, sul folle intervento di Kessié, che mette a rischio ginocchio e legamenti di Dussenne: è rosso diretto che sposta qualcosa, perché con Raimondi in campo (per Gomez) è 5-3-1 conservativo. A Nicola vengono un paio di idee e mescola il Crotone: fuori Crisetig e Sampirisi, dentro Rohden e Simy. C’è almeno pressione, c’è tensione agonistica e coraggio utile per far sentire Berisha presente, per infondersi autostima, per trovare il gol con Simy (41′), che ha un piedino in fuorigioco. E per poi avvicinarsi all’area, rimediare il 2-3 annullato (mani? offside? certo perplessità) e magari cominciare a credere un po’ più in se stesso, cercando di portar via Nicola da quel braciere dal quale Gasperini è riuscito a fuggire. C’è tempo per sopravvivere: la strada è lunga, però è in salita”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”.