Corriere dello Sport: “Serie A mai così squilibrata, record di punti per le prime sei. Allargata la forbice, sparita la fascia media”
“Ci sono venti bambini. Sopra al tavolo c’è una torta. Sei bambini si mangiano metà torta. Cosa resta agli altri quattordici bambini? Briciole di serie A. Tecnicamente: sperequazione sociale. Le grandi vincono con le piccole: è la fotografia del calcio italiano. La forbice tra ricchi e poveri si è allargata, le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: un campionato squilibrato, dove un ristretto numero di squadre vince (quasi) sempre contro la maggioranza. L’esempio della torta serve a dire che le prime sei in classifica della serie A (Juventus, Roma, Napoli, Inter, Lazio e Atalanta) si sono pappate 354 punti sui 785 che costituiscono il totale della serie A. Non era mai successo. E’ la prima volta che – dopo 28 giornate – le prime sei in classifica hanno messo da parte un bottino così ragguardevole, anzi impressionante, sicuramente preoccupante per il futuro.
PRIMA DI OGGI. Il record precedente risale al campionato 2005/06, ultima stagione preCalciopoli. Le prime sei della classe allora erano Juventus, Milan, Inter, Fiorentina, Roma e Livorno, beato intruso. Alcune considerazioni. La prima: Quella Juve, allenata da Fabio Capello, sta(va) a +3 rispetto a questa. Alla fine mise insieme 91 punti, che si rivelarono inutili per le sentenze dei tribunali e vennero cancellati dalla retrocessione a tavolino. La seconda: tre di quelle squadre – Juventus, Inter e Roma, sia allora che oggi fanno parte dell’élite. E’ la Storia che alza la voce. La terza: in quella primavera del 2006 la distanza tra 1ª (Juventus) e 6ª (Livorno) era di 29 punti. Oggi tra Juventus (1ª) e Atalanta (6ª) ballano 18 punti. Se ne deduce che l’élite di oggi è più compatta. Meglio? Peggio? Allargando l’orizzonte a tutta la serie A si capisce perché la distanza tra «chi può e chi non può» è aumentata. Domanda: escludendo gli incroci tra le prime sei, quante volte una squadra di rango minore ha battuto le elette? Pochissime: quattordici volte. La meno avvezza alle zone alte – l’Atalanta – è quella che – ma è fisiologico – è inciampata più di frequente quando ha incontrato avversarie dal 7° al 20° posto: quattro sconfitte contro Sampdoria, Cagliari, Udinese e Palermo. Il percorso del Napoli è significativo: non ha mai perso contro una squadra che non rientra nel giro delle sei reginette. Ciò testimonia un salto di qualità definitivo: il Napoli è entrato nel salotto buono. Ma sconta ancora qualche limite: le quattro partite perse da Sarri quest’anno sono con Juventus, Roma e – due volte – Atalanta. Quando si misura con le pari grado, il Napoli non sempre è all’altezza della situazione. L’Inter di Pioli merita un discorso a parte: ha sì perso con Roma, Juventus e Napoli, ma nelle restanti tredici partite ha raccolto 37 punti su 39 disponibili, vincendo dodici volte e pareggiando il derby.
FORBICE lARGHISSIMA. Il problema della nostra serie A non è l’élite e non sono nemmeno i bassifondi. La sperequazione sociale (tecnica, economica) nasce dalla sparizione della fascia media, quella che un tempo era la borghesia. Una volta il salto gerarchico poteva essere rappresentato da una splendida eccezione (il Verona scudettato di Bagnoli nel 1984-85) o poteva portare con sè una piacevole abitudine (per sette-otto anni la Sampdoria, oltre a vincere lo scudetto, ha abitato i piani alti, così hanno fatto Parma, Fiorentina e Udinese). A Lazio (2000) e Roma (2001) è riuscito di vincere scudetti graffiando le certezze dell’asse Milano-Torino. Ma l’ultimo campionato in cui anche Davide poteva colpire alla testa il gigante Golia e fargli perdere equilibrio e punti in classifica risale al 1996-97, vent’anni fa. Quell’anno alla 28ª le prime sei conquistarono solo 282 punti, quasi settanta in meno di oggi. Sono tanti. A fine campionato la prima (Juventus, 65) e l’ultima (Reggiana, 19) erano divise da 46 punti. Oggi, 28ª giornata, sono già 58. E aumenteranno di sicuro, questo è il vero guaio.”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”.