L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sul distanziamento negli stadi e la capienza del 50% quasi mai rispettata in serie A.
Le telecamere puntate sulle curve raccontano la barzelletta del cinquanta per cento della capienza. Curve traboccanti, corpo a corpo per novanta minuti, e i seggiolini in alto che restano vuoti. Il distanziamento non esiste, mentre esiste un danno economico per le società, costrette e rispettare una misura inapplicabile, e forse anche inutile, da quando per entrare allo stadio è necessario il green pass.
L’ottusa burocrazia sanitaria ne ha fatta un’altra. In ossequio ai limiti imposti dal comitato tecnico-scientifico, si mette in scena una parziale copertura che è contraddetta da una caotica distribuzione dei tifosi sugli spalti, dove, com’è noto, è praticamente impossibile regolare il traffico. Sarebbe ora di finirla con misure che possono, al più, produrre una pantomima. Al prezzo di danneggiare lo sport. Riaprire gli stadi al cento per cento è un’urgenza indifferibile.