Lo stop ai campionati è un duro colpo per le casse di molti club. Molte società sono pronte a chiudere ai calciatori di tagliarsi lo stipendio per non gravare maggiormente sul bilancio. L’argomento è già stato affrontato nella riunione di martedì tra Figc, Aic e rappresentati della Serie A. Il presidente Gravina, nella giornata di ieri, ha aperto a questa soluzione: «In questo momento di emergenza – ha osservato a Radio 24 – il taglio degli ingaggi dei giocatori non è un tabù. Credo che ci dobbiamo mettere tutti attorno a un tavolo. La crisi e l’emergenza valgono per tutti e anche il nostro mondo deve avere la capacità di essere unito. Siamo chiamati a un gesto di grande responsabilità, a dimostrare che la solidarietà non è solo una parola. Il mondo del calcio vive una grande crisi economica e la Federazione si impegna nel raccogliere tutti i dati che le singole Leghe stanno elaborando per poi sottoporle all’Esecutivo che con un decreto legge ha riconosciuto lo stato di crisi dello sport. Prima di rivolgersi all’esterno, però, abbiamo bisogno di rinegoziare al nostro interno alcuni contratti e di creare un sistema di mutualità. E’ necessario dare un segnale, dimostrare capacità di autosostentamento e solidarietà».
Nella giornata di domani, scrive l’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”, è prevista una riunione informale per discutere di questo tema e preparare una bozza da presentare all’Aic nella prossima riunione. Non sarà facile trovare la soluzione, soprattutto parlando di percentuale del taglio. Ed è scontato anche che non potrà esserci una decurtazione comune per tutti: i calciatori al minimo sindacale e quelli sotto una certa cifra, magari, saranno risparmiati; la percentuale del taglio invece aumenterà con l’aumento degli emolumenti, in base a fasce di reddito prestabilite. I proprietari hanno ipotizzato decurtazioni dei contratti tra il 20% e il 30%. Tanto per fare un esempio, Cristiano Ronaldo, che guadagna 31 milioni di euro netti, lascerebbe sul tavolo nella peggiore delle ipotesi 9 milioni. Anche altri salari da capogiro come quelli di Lukaku, Dybala, Higuain, Ramsey, De Ligt, Donnarumma e Dzeko, solo per citarne alcuni, subirebbero belle… botte.
Il presidente dell’Aic Damiano Tommasi non chiude la porta a questa soluzione, ma è molto cauto: «Il tema della sostenibilità del calcio durante e dopo questa crisi globale – ha detto all’Ansa – è ovviamente di estremo interesse per tutti quelli che vivono in questo sistema, calciatori compresi. Tutti abbiamo l’interesse che l’equilibrio economico venga preservato e proprio per questo dobbiamo valutare tutti gli elementi del momento. Mancati introiti, rinvio delle competizioni, cancellazione di eventi, contributi governativi, aiuti federali, sostegno delle istituzioni internazionali. Tutti questi elementi ci diranno quale sarà il ruolo dei calciatori». I calciatori, continua “Il Corriere dello Sport”, aspettano che si quantifichi la perdita e poi, in un secondo momento, intendono sedersi ad un tavolo per stabilire il loro contributo. Tanto, filtra dall’Aic, per i club pagare entro il 30 maggio gli stipendi di gennaio, febbraio e marzo sarà più facile visto che sarà necessario versare “solo” il netto ai tesserati (le tasse rinviate un mese più tardi). Un’eventuale indicazione del sindacato ad accettare il taglio non varrebbe automaticamente per tutti a meno che non sia pianificato un percorso collettivo al momento tutto da costruire. A proposito di danni, la Serie A ha stabilito che non chiederà aiuti economici al Governo (167 milioni in caso di chiusura del torneo dopo lo stop, 720 se invece non si arriverà alla fine; cifre quantificate grazie a Deloitte): quei soldi per la Lega l’Esecutivo dovrà destinarli alla sanità e ai più bisognosi.