Corriere dello Sport: “Serie A in vacanza, gli altri fanno festa”
L’edizione odierna del “Corriere dello Sport” si sofferma sulla pausa della Serie A, a differenza della Premier League. Durante le festività sarebbe bastato “copiare” la Premier League per portare a casa numeri positivi in termini di biglietteria, audience tv e vendite di merchandising. Il “Boxing day” britannico (di solito cade il 26 dicembre, ma la data può slittare in certe circostanze) è una vera e propria festività nazionale che si rafforza anche attraverso il business del pallone. Stadi pieni in tutte le immagini televisive, spettacolo calcistico di alto livello in ogni partita, passione alle stelle ovunque. In attesa di conoscere i dati di questo campionato, i numeri “certificati” del Boxing day 2018, per esempio, mostrano, in modo inequivocabile, la capacità di creare spettacolo e alimentare la passione dei supporter da parte della Lega inglese. Complessivamente, nelle dieci partite disputate, sono stati registrati 358.834 spettatori, con una media di 35.883 per match e una percentuale di riempimento vicino al 97% al di là della dimensione degli impianti. In Italia invece la Serie A ha segnato, quest’anno, un clamoroso “autogol”. Niente Boxing day. Meglio tornare dopo le feste come per gli studenti a scuola. Eppure a vedere le immagini della folla in delirio, prima all’aeroporto di Linate poi a Casa Milan, per il ritorno di Zlatan Ibrahimovic, o ancora le migliaia di tifosi agli allenamenti della Fiorentina (ben 7.000 nonostante la 15ª posizione in classifica), il dispiacere per l’occasione persa è ancora più forte. Non aver sfruttato quest’anno l’opportunità del Boxing day è una conferma non solo della mancanza di una strategia di lungo periodo, ma anche talvolta dell’incapacità di leggere o rappresentare le passioni dei tifosi. Se si fosse giocato anche durante le festività natalizie, oltre ad accelerare le vendite del merchandising dei venti club della “A”, la Lega avrebbe fatto un bellissimo “regalo” ai milioni di italiani appassionati di calcio. Ancora una volta si è gettata acqua su una passione infinita, che si riaccende per un allenamento aperto al pubblico o per il ritorno di uno dei top player più celebrati a livello internazionale. Si rischia così di depauperare un patrimonio culturale, prima ancora che economico, e anche la scelta discutibile di andare a giocare la finale di Supercoppa italiana, lo scorso 22 dicembre, in Arabia Saudita, è perfettamente in linea con questo modo miope di gestire il rapporto con le tifoserie. Tornando alle presenze sugli spalti, nel periodo 2010-2018, per esempio, la Serie A ha fatto registrare un’affluenza totale pari 79.793.279 unità con un riempimento percentuale medio del 55%. In totale se si analizzano i cinque campionati top europei siamo purtroppo il “fanalino di coda”. La Ligue 1 francese, in forte crescita, ma inferiore per numeri totali (72.876.715), presenta comunque una percentuale più alta (pari al 66%). Premier League (136.562.167) e Bundesliga (122.957.905) infine, con una media di riempimento (in entrambi i casi) pari al 91%, sembrano ormai lontane e soprattutto irraggiungibili. L’unica “good news” arriva dalla Serie B. Delle tre leghe professionistiche infatti solo la “cadetteria” propone (continuativamente dal 2012/13) il Boxing day. Anche quest’anno i venti club della divisione guidata da Mauro Balata sono scesi in campo sia il 26 sia il 29 dicembre. Per Santo Stefano sui dieci campi della Serie B si è registrato un incremento del 4,7%, rispetto alle prime 18 giornate, e un +5,7% se il confronto è costruito sulla media delle sole dieci squadre che hanno giocato il turno in casa. Sei i club poi che hanno prodotto il segno più rispetto ai propri standard: Ascoli, Cosenza, Frosinone, Trapani, Venezia e Virtus Entella. Lo scorso 29 dicembre infine si è chiuso il girone d’andata: in totale 66.322 spettatori (+11,5% rispetto alla media stagionale) con Benevento-Ascoli (11.668 spettatori) la più seguita in assoluto.