L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulle serie A e sulle tante panchina saltate.
Il terremoto della serie A viene stavolta dalle panchine dove arriva un carico di 47 titoli. Probabilmente per la prima volta nella sua storia secolare, soltanto due allenatori delle prime dieci classificate sono rimasti al proprio posto. E fra gli otto nuovi assunti assistiamo a quattro clamorosi ritorni: tecnici che rientrano in gioco con curricula da sballo.
Per i “Fab four“, Mourinho, Allegri, Spalletti e Sarri, parlano i 17 scudetti, le 15 Coppe nazionali, le 10 Supercoppe, le 2 Champions, le 3 Europa League raccolti in cinque diversi Paesi. Tutti e quattro hanno vinto almeno un campionato e tutto ciò che nel calcio si può vincere tranne la Supercoppa continentale, una lacuna che ci auguriamo venga presto colmata.
Sono varie le motivazioni che hanno provocato il massiccio ricambio. Per il secondo anno consecutivo, la squadra campione d’Italia ha salutato colui che l’ha guidata allo scudetto. Prima la dirigenza juventina ha sacrificato Sarri sull’altare di giocatori-primattori, poi è stato Conte a rifiutare lo smagrimento della rosa interista. Agnelli ha accomiatato il giovane Pirlo chiedendo scusa per una scommessa perduta. Il matrimonio De Laurentis-Gattuso si è sciolto all’ombra del Vesuvio per incompatibilità di carattere. Quello fra Lotito e Inzaghi direi per consunzione. Agli americani d ella Roma Fonseca sembrava troppo british o troppo poco sparkling. Il cambio di panchina di Sassuolo, Sampdoria e Verona presenta la stessa matrice, una scelta diversa dei rispettivi allenatori.