Corriere dello Sport: “Serie A-Figc e la lettera della discordia”
L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sull’alta tensione che potrebbe portare ad una spaccatura tra Serie A e Figc.
Tensione alle stelle tra la Lega Serie A e la Figc, ma anche all’interno della A stessa. Quello che doveva essere un tranquillo week end senza campionato si è trasformato in una due giorni di telefonate al veleno complice una mail… della discordia. Adesso i rapporti tra via Rosellini (a Milano) e via Allegri (a Roma) sono ai minimi storici a causa della “modifica dei principi informatori per gli Statuti delle leghe” ovvero le regole organizzative come per esempio i quorum per le decisioni da prendere. La Serie B e la Serie C si sono adeguate alla richiesta dalla Federcalcio; la A si è rifiutata nonostante Gravina abbia dato come termine ultimo la giornata odierna. Si va verso uno scontro politico e le prossime mosse degli attori protagonisti ne determineranno la portata.
Partiamo dalla mail inviata sabato sera, tramite la segreteria della Lega, dalle 20 società di A al presidente del Coni Malagò e al sottosegretario allo sport Vezzali per chiedere se la pretesa della Figc sia legittima. Il Coni non entrerà nel merito della questione e ha girato la “patata bollente” al Collegio di Garanzia, in particolare alla sezione consultiva (la quinta) presieduta da Virginia Zambrano. A lei la decisione. E nel frattempo? La Figc è orientata ad andare avanti e a inviare in via Rosellini un commissario da acta per imporre l’aggiornamento dello statuto. Solo con questo compito. Sarebbe comunque un bel colpo per l’autonomia dei presidenti della A e per la Lega stessa, anche se Dal Pino resterebbe al suo posto. Cosa farà la Lega per impedirlo? Manderà oggi stesso, l’ultimo giorno disponibile, una lettera nella quale chiederà ufficialmente a via Allegri una proroga dei termini per adeguare lo statuto. Alcune società, le più oltranziste, vorrebbero che la Pec non partisse perché considerano quello della Figc un atto illegittimo, ma la maggioranza è più aperta al dialogo e cercherà di prendere tempo. La frattura però è dura da sanare.
Anche all’interno della A i rapporti tra i proprietari non sono idilliaci. L’assemblea di giovedì all’unanimità aveva stabilito di chiedere un chiarimento al Coni sull’obbligatorietà di adeguare lo statuto (come stabilito del Consiglio Federale del 25 novembre) oppure se la Serie A, in quanto associazione di diritto privato, poteva esimersi dal farlo. Era stato dato mandato a quattro legali dei club di “limare” un testo che il presidente della Lazio Lotito pare avesse preparato. La mail, però, non è stata rimandata a tutti i dirigenti delle società per rileggerla, ma è stata direttamente inoltrata al Coni e alla Vezzali. Non è stata inviata neppure per conoscenza a Gravina che certo non ha gradito il gesto. Inoltre non è stata scritta su carta intestata della Lega, ma su carta bianca, non porta le firme dei rappresenta n ti delle società (solo i nomi delle squadre) e, particolare significativo, quella del presidente Dal Pino che non condivide il comportamento dei club. Se stia pensando alle dimissioni, che farebbero contenti i suoi detrattori, o se invece rimarrà al comando non considerando (come già successo in passato) la possibilità di fare un passo indietro, lo vedremo. La seconda ipotesi è la più probabile. Di certo la mail… della discordia ieri ha creato tensioni: per come è stata redatta (i critici la reputano un atto ostile alla Figc e non doveva essere quello l’intento) e inviata. Se ne sono lamentate con toni più o meno accesi almeno 4-5 società tra le quali pare il Torino, il Bologna, il Cagliari e il Milan. Ma ormai la comunicazione era partita e conteneva espressioni come «pretesa della Figc non conforme al diritto», ma anche «la Figc non può interferire nelle scelte che attengono all’associazione, imponendo quorum costitutivi, tanto più con riferimento alla ripartizione dei proventi economici». È questo forse il tema chiave: il timore di alcuni proprietari è che per la spartizione di certi ricavi possano bastare 11 voti. E dunque che le grandi siano messe in un angolo dalle medio-piccole. La Figc sente di avere le spalle coperte perché la delibera del 25 novembre non è stata impugnata nei tempi tecnici dalla A e perché è stato il Coni ad approvare i principi informatori. Ora la palla passa al Collegio di Garanzia e, con la lettera di proroga in arrivo dalla Serie A, a Gravina che deciderà quanto tempo dare alla Lega.