Corriere dello Sport: “Serie A. Errori tecnici e umani: il sistema fa acqua. Arbitri e var, il buco nero”
L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulla serie A e sul sistema Var con errori tecnici e umani.
Il VAR è morto, evviva il VAR. L’episodio di Torino (ma poteva capitare ovunque) ha dimostrato che il sistema è fallato, che c’è un buco nella rete e che solo se qualcuno avesse agito d’arguzia (a Lissone) o d’istinto (in campo) si sarebbe potuto evitare il patatrac. Ed invece, la posizione di fuorigioco di Bonucci in realtà sembra (ma si può ancora dire così?) non esserci, perché Candreva, sull’angolo battuto da Cuadrado, lo teneva ancora in gioco. L’unico ad accorgersi di questo è l’assistente numero due, Marco Trinchieri di Milano, che resta giù con la bandierina, come vedremo facendo l’unica scelta giusta della serata. Non solo: ma ieri, oltre al vulnus “tecnico” relativo alla “macchina VAR”, c’è stata una pesante caduta da un punto di vista arbitrale. Lo scempio di Lecce perpetrato da Pairetto (inizio stagione horror come vedremo) e da Di Martino al monitor, incapaci di assegnare neanche uno dei tre rigori evidenti che c’erano, fanno dubitare della bontà di questa innovazione tecnologica che – a parte all’inizio – in Italia ha sempre avuto proprio nei direttori di gara dei fieri, magari inconsci, antagonisti. Se a questo aggiungete anche i dubbi di Bologna-Fiorentina (arbitro nientemeno che Orsato) sull’azione Kasius-Martinez Quarta e, ancora prima, il finale di Samp-Milan gestito in maniera pessima da Fabbri, il tutto dopo le polemiche di Sarri, capirete che siamo già al limite dopo appena 6 giornate. Il povero Rocchi, che sta cercando di tenere da solo in piedi la baracca, deve trovare presto la quadra, altrimenti è dura.
IL BUCO NERO. LA MAGLIA BIANCA Che nessuno si sia accorto della presenza di Candreva è il problema più grande della giornata: significa che il VAR non è infallibile, che nelle maglie strette di un sistema che sembrava non dover presentare defaillance, se non quelle relative al suo uso errato o improprio (e in Italia siamo maestri anche in questo) da parte degli arbitri (siano essi direttori di gara prestati a Lissone, VMO Fifa o VAR e AVAR di lungo corso), in realtà lascia scoperto un momento altamente sensibile del gioco del calcio. Ma che qualcosa in questo senso fosse già arrivato a chi decide era chiaro da mesi, visto che Uefa e Fifa (e non solo, come leggerete a parte) hanno accelerato sul fuorigioco semiautomatico. In realtà, una ancora di salvezza ieri sera a Torino c’era: Marco Trinchieri, avvocato, ragazzo d’oro, molto legato al mondo delle parrocchie e degli oratori, che per hobby fa l’assistente in serie A (ha esordito nel 2020): aveva visto «una maglia bianca» che teneva tutti in gioco, per questo è rimasto giù con la bandiera. E quando ha sentito di rewiev, linee tirate, immagini del VAR ha pensato: «Ho sbagliato». Invece era l’unico che aveva ragione.
GHOST VIDEO. UNICO PROBLEMA?All’AIA, però, si sono preoccupati più di coprirsi con la carta velina, rispondendo non tanto alle questioni tecniche (giammai, mica sono loro che hanno promesso trasparenza) quanto alla diffusione di un video (la camera tattica, usata dalle società per le questioni legate allo sviluppo del gioco, dunque anche alla Juve, ma pure dalla Lega per le statistiche e i flussi nelle varie zone del campo) che ha minato le certezze “ufficiali”. Chiarito che le immagini loro non le avevano (solo 5 camere – la 1, la 16metri dx, la 16metri sx e le 2 GLT – hanno la calibratura per il fuorigioco fra tutte le telecamere che coprono un evento), chiesto «espressamente alla società che fornisce il servizio tecnologico per il Var» e pure loro hanno risposto che non erano a disposizione di Banti e Meli nel VOR, i vertici arbitrali sono «convinti di aver fatto chiarezza sull’episodio».
DISASTRO LECCE. PAIRETTO FERMO Sarebbe stato invece più convincente e producente spiegare dinamiche, metodi di lavoro, dialoghi fra VAR e arbitro in campo, quel Mercenaro che se avesse convalidato il gol avrebbe evitato l’aprirsi della crisi. Anche se didatticamente il gol è da annullare, perché dentro l’area di porta tutto diventa «interferente» a prescindere dall’esito finale (e questo spiegherà il responsabile dei rapporti con i club, Riccardo Pinzani, oberato di lavoro). Così come bisognerebbe spiegare come sia possibile che un arbitro internazionale (mai scelta fu più sbagliata a conti fatti) e un VAR con tanto di immagini riescano a non produrre lo straccio di un rigore su tre-episodi-tre in Lecce-Monza. Fallo di mano di Molina, fallo di mano di Hjulmand, fallo di mano di Pablo Marì. Pairetto sicuro che tutte le braccia siano sempre aderenti al corpo, Di Martino al VAR proprio non pervenuto: ieri in Lega erano furiosi, più per questo che per la vicenda-Torino (dove comunque non erano proprio serenissimi). Per Pairetto non si tratta neanche della prima volta quest’anno: errori da VAR in Samp-Atalanta, mandato in B ed errori gravi in Benevento-Frosinone, appena un turno di stop e poi Lecce-Monza. Dovrebbe essere fermato, almeno tre turni, poi un po’ di VAR, un (bel) po’ di B, poi c’è il Mondiale e ci vediamo per le Feste. Quello chi succede (o dovrebbe succedere) a chi la combina grossa. Un altro che deve aver passato un brutto quarto d’ora è stato Fabbri: la gestione del finale di Samp-Milan, con Rincon che lo invita a stare calmo e usare la testa, è deprimente…