Corriere dello Sport: “Serie A: covid, un summit anti caos”

L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sul summit covid in serie A.

In questo pazzo mondo governato dal virus l’unica certezza è il cambiamento. Cambiano i dati, i provvedimenti e persino le opinioni. Due giorni fa si discuteva in Consiglio dei ministri di fermare il campionato, prima che il ministro della Salute, Speranza, chiedesse alla Lega Serie A di chiudere le porte degli stadi come seconda opzione. Poi, quasi a sorpresa, si è arrivati alla convocazione di un tavolo di confronto tra Regioni, Esecutivo (Speranza, Gelmini e Vezzali) e autorità calcistiche che la federazione chiedeva quasi disperatamente da un anno e mezzo.

Asl e Pallone – sempre più distanti dopo il protocollo approvato dalla Lega Serie A – si incontreranno mercoledì 12 gennaio a Roma nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni. Ad annunciarlo è stata la ministra degli Affari Regionali, Mariastella Gelmini. Il governo come paciere e intermediario, dunque, per trovare un’intesa tra i contendenti. L’idea è quella di stabilire «una regolamentazione uniforme e con criteri precisi per garantire la regolarità del campionato e la sicurezza di giocatori e appassionati». Quando potrà intervenire la Asl? Si può giocare a calcio se si ha la terza dose e si è venuti a contatto con un positivo? Le linee guida della Lega sono sufficienti? Saranno questi i principali argomenti di dibattito.

Due ore prima dell’annuncio di Gelmini, intorno alle ore 14, la sottosegretaria Vezzali aveva chiesto l’istituzione di una cabina di regia permanente. Dopo un rapido colloquio telefonico con il premier Draghi, Vezzali ha espresso pubblicamente la necessità di una soluzione condivisa: «Confermo che il governo ha perfetta consapevolezza della situazione di disagio che tutto il mondo dello sport sta attraversando – le sue parole affidate a un comunicato – Serve un comportamento uniforme delle autorità sanitarie locali attraverso un coordinamento nazionale». C’è voluto il caos di questi giorni, con ben 4 partite rinviate su 10, per arrivare al punto di svolta che la Figc si augura fin dai giorni in cui era in carica il ministro Spadafora. Nell’ultimo consiglio prima di Natale, il numero uno della Federcalcio, Gabriele Gravina, aveva in qualche modo fiutato l’urgenza del problema: «È auspicabile un tavolo di confronto collegiale. Stiamo provando comunque ad avviare un dialogo con tutte le autorità sanitarie, ma è un lavoro immane».

In attesa dell’incontro con le regioni, la Lega si è dotata di un regolamento (coerente con le disposizioni Uefa) che entrerà in vigore già da domenica «con l’auspicio che non intervengano più le Asl con provvedimenti confusi e incoerenti che, al momento, stanno creando gravi danni al sistema con devastanti riflessi economici e impatti di carattere sociale», come si legge nel comunicato di via Rosellini. Linee guida che somigliano a quelle utilizzate nel campionato scorso, ma già sconfessate dalle stesse Asl (vedi i casi Juve-Napoli e Lazio-Torino): una formazione deve giocare se ha almeno 13 calciatori negativi, tra prima squadra e Primavera, incluso un portiere. Se un club non si presenta, pur avendo il numero minimo di atleti, perde 3-0 a tavolino. In Lega Serie A prevale adesso «la fiducia di poter disputare tutti gli incontri della prossima giornata».