L’edizione odierna del “Corriere dello Sport” si sofferma sul rinvio delle partite di Serie A a causa dell’allarme Coronavirus. Nel comunicato ufficiale la Lega ha motivato il rinvio dei match «con il susseguirsi di numerosi interventi normativi urgenti da parte del Governo per rispondere a questa straordinaria emergenza a tutela della salute e della sicurezza pubblica», ma a spingere verso questa decisione ci sono stati anche altri quattro fattori: 1) il no definitivo del presidente della Regione Friuli a disputare ieri anche a porte chiuse Udinese-Fiorentina, 2) l’esigenza di tutelare gli abbonati e coloro che avevano già acquistato i biglietti per gli incontri poi “blindati”, 3) la volontà di salvaguardare incassi importanti per le società coinvolte, 4) l’interesse di dare un’immagine positiva del nostro calcio nel mondo: vedere Juve-Inter giocata nel deserto in un’ottica di valorizzazione dei diritti tv per l’estero sarebbe stato un autogol. Tutto vero, ma a questa decisione si è arrivati troppo tardi. Oggi intanto il presidente della Liguria Toti deciderà sull’ingresso del pubblico a Samp-Hellas di domani sera. In teoria la presenza di tifosi non è a rischio, ma l’arrivo di sostenitori da Savona, dove c’è stato il maggior numero di contagiati da Coronavirus, può far saltare il banco. Il ministro per lo Sport, Vincenzo Spadafora, che abbiamo interpellato nel pomeriggio, ha invitato il calcio a riflettere e a decidere in autonomia su rinvii/porte chiuse: «Comprendo la passione e l’amore che i tifosi hanno per la propria squadra, ma sulla base delle indicazioni della comunità scientifica abbiamo dato due possibilità: il rinvio o le porte chiuse. I vertici del mondo sportivo, unanimemente, hanno optato per il rinvio. Una decisione che la Lega dovrà prendere, al suo interno, anche in relazione alla prossima giornata di campionato. Come questo avrà impatto sul calendario futuro, sul numero delle partite, sul riposo dei giocatori, sono temi su cui dovranno ragionare le squadre, la Lega e la Federazione. E’ nel loro diritto smontare e rimontare il calendario come meglio credono, cercando la soluzione più equa e più giusta per tutti. Trovo però non accettabile, in un momento come questo, giudicare le scelte secondo una visione di parte. Come la politica, così lo sport – dai dirigenti ai tifosi – dovrebbero essere in grado di andare oltre il proprio diretto interesse. Tutti noi, in queste ore, dobbiamo scegliere le priorità e devono poter prevalere le ragioni della prudenza e della tutela della salute pubblica». Atalanta-Lazio non può essere posticipata di 48 ore perché la Dea martedì 10 giocherà in Champions. Il Governo stavolta potrebbe varare un decreto più specifico ovvero con distinguo in base ai Comuni più colpiti; il resto potrebbe farlo la Lega Serie A. A proposito di Coppa Italia, la finale è già stata spostata dal 13 al 20 maggio: si giocherà probabilmente a San Siro, sempre che quella data lo stadio non serva (per recuperare il match contro la Samp) a un’Inter non impegnata nell’ultimo atto della coppa nazionale, ma in finale di Europa League.