Corriere dello Sport, serie A: “Berlusconi allo scoperto: «Giusto cedere il Milan». L’ammissione in tv: «Basta che chi compra lo rifaccia grande subito»”

“«Cedere il Milan ora è la cosa più saggia e più giusta». Il dado è tratto, la decisione certificata una volta per tutte. Il distacco pesa (distacco totale nelle intenzioni non sarà, e poi vi spiegheremo perché), ma per vedere Silvio Berlusconi sorridere, persino bearsi, bisogna uscire dalla politica ed entrare proprio nel mondo Milan, in quei sessanta secondi di servizio in cui vengono snocciolati i suoi trent’anni di trionfi e i volti noti che hanno contribuito a realizzarli in campo, da quando nel febbraio del 1986 decise di mettersi al timone rossonero portando con sé Adriano Galliani: da Sacchi a Capello, Ancelotti. Allegri, passando per Gullit, Rijkaard, Van Basten, Shevchenko, Gattuso, Kakà. Il salotto è quello di Porta a Porta, uscire dai temi di Governo e opposizione, elezioni amministrative, riforma costituzionale, e tuffarsi nel calcio, dà un respiro diverso al presidente. Lo alleggerisce. Scorrono le immagini e lui in studio le segue con un sorriso che gli si ferma sul viso. «Grazie per questa cavalcata sui 30 anni di successi. Credo possano bastare per far capire quel che abbiamo fatto». Trent’anni in sella, gli ultimi cinque, però, senza vincere più. Inanellando allenatori, anche grandi firme del passato più o meno recente, che per motivi diversi non sono riusciti a proseguire nel solco dei predecessori. La cessione delle quote del Milan è qualcosa che va avanti da un po’ e che è passata attraverso una serie di personaggi piovuti a vario titolo dall’emisfero orientale del mondo. L’ultima tornata di notizie, confermate anche da Pechino, mette in campo gruppi cinesi importanti. Silvio Berlusconi, senza entrare nel dettaglio sui suoi interlocutori, affronta l’argomento. «Io ho dichiarato da un po’ la mia decisione di cedere il Milan. Penso che l’ultima decisione del presidente per il destino della squadra che è nel cuore di milioni di tifosi, e che è nel mio cuore, deve essere saggia e giusta: devo passare la mano a chi è in grado di mettere nel Milan i fondi necessari per riportarlo in vetta in Italia, in Europa e nel mondo. E oggi i soldi vengono dalla Cina e dal petrolio». CHIAREZZA. Per il Milan il potentato in corsa è quello cinese. «Voglio dire che non contano i soldi che prenderà Finivest, l’azienda di famiglia: ma quelli che verranno investiti sul Milan per rifarlo subito grande». Con Berlusconi che resterebbe ancora qualche anno insignito di una carica? «Io in Cina sono famoso e sono loro che riconoscono importanza al brand Berlusconi: per quello che ho vinto da presidente, per quello che ho fatto in politica e per la mia faccia insaguinata che ha fatto il giro del mondo quando mi colpirono». In questo quadro che cambia il futuro di Brocchi si indebolisce. E il suo grande sponsor non può non ammetterlo. Prima di entrare in macchina sulla panchina rossonera ci risponde così. «Se resterà Brocchi? Eh, non lo so». In serata il presidente del Milan è tornato a parlare a Telelombardia, ribadendo il concetto di una sua presidenza triennale oltre la cessione, scandita non solo da un desiderio, ma da una clausola contrattuale: «Abbiamo trovato questo studio americano di esperti nel passaggio di quote sportive, specialisti nel basket, sono loro che sono in contatto con questi fondi, queste società cinesi, ma ci sono numerose clausole e una di queste è quella che io resti come presidente per altri tre anni. Mano libera non l’avranno: hanno chiesto a me di essere il regista delle operazioni di mercato». Poi ha aggiunto. «Il Milan è la squadra più famosa in Cina. Abbiamo esaminato le proposte di 12 gruppi e ne abbiamo esclusi molti. Se alla fine non si troverà una intesa daremo vita a un Milan giovane e italiano». Ma non è quello che Berlusconi si augura. «Partiranno Mexes, Alex, Boateng e altri ancora, sono cinque le partenze per fine contratto. Anche Balotelli finisce il contratto con noi. In moltissimi mi dicono di non vendere ai cinesi. Se non ci sarà un acquirente che accetti le mie condizioni, non vendo. Purtroppo nessun italiano si è fatto vivo per comprare il Milan»”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”.