L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulle problematiche in serie A relative al calo degli spettatori e gli aumenti dei prezzi dei biglietti.
A volerla dire tutta, quella del calcio è una coperta piuttosto corta: se la tiri da una parte, ti scopri dall’altra. E così, all’incremento progressivo dei tifosi allo stadio sta corrispondendo una diminuzione delle persone che seguono le partite in tv o in streaming. I numeri non mentono e, al netto del debutto piuttosto incoraggiante nel primo turno del 19-21 agosto, le cose stanno andando in una direzione ben precisa.
MENO TV. La giornata n.1 del campionato ha avuto più seguito rispetto a dodici mesi fa, con 4,2 milioni di persone collegate su Dazn contro le 3,7 del 2022-23; negli ultimi due turni, viceversa, gli analisti hanno registrato un calo evidente degli ascolti televisivi. Per alcuni è l’altra faccia della medaglia del boom di ingressi negli impianti, anche se molti invididuano in questa statistica una disaffezione sempre maggiore del pubblico per il calcio televisivo, resa evidente dalla difficoltà della Lega Serie A nel trovare la giusta offerta per il nuovo bando dei diritti tv («le interlocuzioni sono ferme e non ci faremo prende re per il collo» ha detto due giorni fa l’ad di Lega, De Siervo). Da considerare anche l’aumento del costo mensile dell’abbonamento. Ma torniamo ai numeri. Se la prima di A ha migliorato i dati Auditel rispetto a dodici mesi fa, nel secondo turno si è passati da 5,2 milioni (2022-23) di tifosi collegati sulla piattaforma a 4,5 (2023-24), e nel terzo da 4,8 milioni a 4,7.
Offre spunti anche il paragone sulle singole gare “da record”. Nel primo weekend di A la partita più vista è stata il posticipo del lunedì tra Bologna e Milan con 834.153 utenti, mentre un anno fa, ed era il giorno di Ferragosto, Juve-Sassuolo superò quota 1 milione (1.011.897). Anche nella seconda giornata non è stata raggiunta la soglia del milione, con Juve-Bologna ferma a 897 mila, mentre nella numero 3, quella dei tanti big match, solo Roma-Milan è andata sopra l’asticella con 1,3 milioni di telespettatori, con Napoli-Lazio ferma a 890 mila e Inter-Fiorentina a 820 mila. Curiosamente, anche nel 2022-23 ci furono tre gare di cartello, ma con numeri decisamente superiori: Lazio-Inter (1,4 milioni), Juve-Roma (1,5 milioni) e Fiorentina-Napoli (1,1 milioni).
AUMENTI. Dunque, si potrebbe quasi affermare che sta tornando di moda la fruizione tradizionale del calcio, cioè quella dal vivo. Bene, in che modo le società la stanno incentivando? Aumentando i prezzi. Da un nostro studio emerge infatti come nei settori “popolari” – curve, distinti e gradinate per intenderci – il costo dei tagliandi sia aumentato del 28% rispetto alla passata stagione, cioè quasi di un terzo. Ecco alcuni esempi: un posto in Curva Sud per Roma-Spezia, ultima gara della Serie A 2022-23, veniva a costare 22 euro contro i 35 di Roma-Salernitana che ha inaugurato la nuova Serie A dei giallorossi; un Distinto per Lazio-Bologna, debutto biancoceleste del ’ 2 2-23, aveva un costo di 25 euro contro i 40 di Lazio-Genoa, la prima del ’ 2 3-24, così come il terzo anello b lu di Milan-Torino è passato da 14 a 19 euro tra una stagione e l’altra e il prezzo più basso di Inter-Monza è salito dai 10 euro del 2022-23 ai 22 del 2023-24.
CASO TRASFERTE. Alla ricerca dell’uniformità perduta la Juve ha dato un primo segnale, bloccando per tutto l’anno a 45 euro il costo di un tagliando nel settore ospiti dello Stadium, augurandosi che altri club possano riservare ai tifosi bianconeri lo stesso trattamento senza approfittare dei loro tradizionali esodi in ogni stadio d’Italia. Così non è stato, almeno fin qui: l’Udinese ha fatto pagare 40 euro il settore ospiti nella gara contro la squadra di Allegri e soltanto 15 nella successiva sfida casalinga contro il Frosinone, così come l’Empoli è salito dai 20 euro a biglietto per i fan del Verona a 35 per quelli della Juve.