L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sull’impegno di questa sera tra Torino e Juventus.
Come in Champions, più che in Champions. La vittoria sul Chelsea non può, e non deve, rimanere un episodio ma deve rappresentare il trampolino di lancio per la Juve. Novantacinque minuti da mettere a frutto, da cui ripartire, per spirito, atteggiamento, voglia, concentrazione, disponibilità al sacrificio.
Sono le qualità che Massimiliano Allegri ha sempre voluto vedere nella sua squadra e che, in questo avvio pieno di difficoltà, si sono evidenziate a corrente (troppo) alternata. Fino all’incrocio con i campioni d’Europa, in cui i bianconeri le hanno ritrovate tutte in una volta. Fu vera svolta? Al derby l’ardua sentenza. Già, perchè è subito l’ora della verifica e delle risposte. Lo snodo, infatti, è di quelli da prendere con le molle perchè, trattandosi di stracittadina, spesso esula dalle logiche normali. Quest’anno ancora di più che nel recente passato. Juve e Toro partono appaiate a 8 punti in classifica, come è accaduto soltanto due volte negli ultimi ventotto anni.
I granata inoltre sono stati rivitalizzati dal nuovo tecnico Juric, nel gioco, nell’identità, nella solidità e nell’entusiasmo che pervade l’ambiente. Tanto che Max avverte: «Sarà più difficile che contro il Chelsea». L’allenatore bianconero fiuta il pericolo: «Affrontiamo una squadra che corre, pressa, concede pochissimo e infatti ha subìto solo sei gol e questo la dice lunga sulla sua solidità. Per loro è la partita della vita, la stanno preparando al meglio. Juric ha fatto un ottimo lavoro, ha trasmesso un modo di giocare che incarna molto lo spirito Toro. Quindi dovremo avere pazienza e ribattere colpo su colpo».