Corriere dello Sport: “Serie A, alle 18 Milan-Juventus. Le probabili formazioni”

L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulle probabili formazioni del match di A in programma oggi alle 18.

L’uno e l’altra arrivano all’appuntamento di San Siro proveniendo da direzioni opposte. In ogni senso, sportivo e societario. Il Milan a Londra ha giocato la peggior partita da quando è tornato al vertice del nostro calcio, tuttavia rimane pienamente in corsa per la qualificazione agli ottavi della Champions League; in campionato sconta tre punti di svantaggio su Napoli e Atalanta e quattro di vantaggio sui bianconeri; il suo consiglio d’amministrazione ha appena ratificato il processo di risanamento iniziato tre anni fa, per mano di Gazidis nel nome di Elliott, che ha portato alla nuova proprietà del colosso RedBird. La Juve ha rialzato la testa in tre giorni, prima con il Bologna e poi con il Maccabi, ma, nella Coppa a lei proibita dal ’96, Psg e Benfica sono già troppo lontani; nel massimo torneo, sette sono i punti di distacco rispetto alla prime; tre le sconfitte stagionali già incassate (Psg, Benfica, Monza). Quanto al bilancio, la lettera di Agnelli agli azionisti è stata inviata dopo la certificazione del quinto passivo consecutivo, il peggiore della sequenza, ammontando a 254, 6 milioni di euro: oltre che della pandemia, è frutto anche dei pesantissimi oneri scaturiti dall’Operazione Ronaldo.

Da Max a Max. Al 2011 risale il penultimo tricolore del Milan, firmatario Massimiliano Allegri. Undici anni più tardi, egli allinea in bacheca gli undici titoli vinti con la Juve nel primo giro lungo cinque anni (5 scudetti, 4 Coppe Italia, 2 Supercoppe italiane). I problemi sono sorti al secondo giro: mai dire mai, però, conoscendo il soggetto, dotato di risorse inesauribili.
Il 2022, invece, è l’anno della consacrazione di Pioli, 57 anni fra undici giorni, due più di Allegri. Proprio domani si compirà il primo triennio rossonero del signore emiliano che il 9 ottobre 2019 prese il posto di Marco Giampaolo. In trentasei mesi, partendo quasi da zero, Pioli ha costruito il Milan campione, scacciando anche il tedesco convitato di pietra che per un certo periodo, stava seduto sulla panchina di Milanello: poi, grazie a Dio, non s’è più visto.
In capo a questi tre anni, Allegri ne ha vissuti due sabbatici: quando è rientrato, glieli hanno pure rinfacciati, come se fosse stata colpa sua. Allegri ha allenato il Milan per tre stagioni e mezzo, ha vinto uno scudetto e una Supercoppa italiana, da Berlusconi è stato messo sull’altalena che Galliani ha stoicamente cercato di fermare, sino all’esonero del 13 gennaio 2014, quando il Grande Diavolo che fu seguitava a farsi piccolo piccolo dopo avere detto addio nel corso del tempo a Nesta, Gattuso, Ibrahimovic e Thiago Silva.

Nei rispettivi ambiti, Pioli e Allegri hanno condiviso le strategie aziendali di mercato, sebbene percorrendo strade diverse. Al primo, Maldini & Massara hanno affidato i preziosi da sgrezzare per trasformarli in gioielli a nome Leao e Tonali; in futuro lo diventerà anche De Ketelaere, non casualmente protetto dal suo allenatore alla vigilia della sfida di San Siro. Per Allegri, invece, Agnelli si è fatto in quattro (Pogba, Di Maria, Kostic, Milik), assecondandone a una a una ogni richiesta. Quattro come gli anni del contratto di Max. La certezza. Passa, il tempo, eppure Milan-Juve è sempre Milan-Juve, anche se i rossoneri hanno registrato tre cambi di proprietà negli ultimi cinque anni, mentre i bianconeri nel 2023 festeggeranno il secolo della proprietà agnelliana, record mondiale imbattuto e imbattibile. Per gli uni e per gli altri, la regola del gioco è sempre la stessa: chi vince festeggia, chi perde spiega.