“Da un Paulo all’altro. Da Dybala a Coelho, dall’argentino al brasiliano, dal poeta del gol a quello dell’amore, anche perduto, e dei grandi pensieri. Il Coelho che parla della necessità di chiudere i cicli. “Uno deve sempre capire quando uno spettacolo giunge alla fine”, scrive. Un’essenza che Zamparini non condivide costretto comunque a subire per ragioni imprenditoriali, familiari e di stanchezza. L’uomo vulcano è ancora attivo ma le sue eruzioni si sono spente assieme alle possibilità economiche. È per questo, che siamo ai titoli di coda con il personaggio e l’interprete di una storia avvincente, quella del calcio a Palermo, che comincia con l’entusiasmo di un sogno da realizzare, la Serie A, e si consuma nella tristezza di record ingialliti e di un futuro da inventare. L’autentico punto interrogativo dell’intera vicenda. Una cosa è sicura, Zamparini lascia. Suo malgrado accettando, senza farsene una ragione, il conto che gli presenta la dura realtà di una squadra che rotola in coda, che si avvicina al baratro della B senza credito per un rilancio sul piatto di scommesse impossibili. L’uomo solo al comando, risucchiato dal gruppo e staccato, si consuma nelle retrovie di una corsa vicina al traguardo. Il ciclo si è chiuso. Al di là degli americani, delle trattative in via di definizione, dell’amore per il pallone e per la vita. È lo stesso Zamparini che fa un passo indietro… Che il destino si compia. Entro la fine di marzo, assicurano, non sarà più il patron della società pur restando nella leggenda rosanero come protagonista dei più grandi risultati di sempre. Un’uscita malinconica, un amore finito tra liti e incomprensioni. “Insistere a rimanere più a lungo”, sostiene Coelho, “significherebbe perdere la felicità”. Il presidente non è d’accordo. Chi gli sta accanto lo vede soffrire, prigioniero del mare di impotenza che si è costruito e di un credito con i tifosi ormai bruciato. Zamparini non è Dybala e non è Coelho. Non è poeta, conosce solo l’impulso delle sue ambizioni e non può concepire che il mondo gli si sia rivoltato contro. Non ammetterà che qualche errore, darà ad altri la colpa di tutto, ma da imprenditore geniale e convinto sa anche che nel mondo degli affari si vince e si perde. Zamparini ha portato il Palermo nelle sfere più alte mai raggiunte in precedenza e ha scalato l’Europa. Ora ha perso. Una resa di fronte a situazioni insostenibili. Qualunque cosa faccia nessuno gliela perdona. Neppure una miracolosa salvezza e l’esplosione dei suoi giovani e presunti gioielli lo faranno tornare indietro dalla decisione presa a malincuore e in piena coscienza. Magari sbatterà i pugni sul tavolo, alzerà la voce ma… Un mese e tutto potrebbe finire. Tutto, cioè il susseguirsi di passioni e risultati, di errori e di follie, di gioie e dolori. Domenica la Samp, poi il Torino, la Roma, l’Udinese, la squadra di casa per la quale tifava da giovane, il suo personalissimo derby prima della sosta per le nazionali. Sarà questa la partita d’addio alla soglia dei suoi trentanni con il calcio, quindici dei quali alla guida dei rosa? Il closing dell’operazione finanziaria, e il suo personale con il Palermo, è ormai alle porte”. Questo quanto si legge su “Il Corriere dello Sport”.