Corriere dello Sport: “Scommesse, l’azzurro della discordia. L’indagine sulle puntate clandestine è già un caso politico”

Luciano Spalletti, ct della Nazionale italiana

Luciano Spalletti, ct della Nazionale italiana (foto LaPresse) - Ilovepalermocalcio.com

La maglia della Nazionale italiana deve essere indossata solo da chi dimostra integrità, dentro e fuori dal campo? È questo l’interrogativo che ha infiammato il dibattito nazionale dopo le dichiarazioni del ministro per lo Sport, Andrea Abodi, pronunciate a margine dell’assemblea della divisione femminile della Figc. Come riportato da Giorgio Marota sul Corriere dello Sport, Abodi ha ribadito una posizione netta: «Portare lo scudetto dell’Italia sul cuore è un onore troppo grande per dare un esempio così sbagliato e pericoloso come nel caso delle scommesse. La maglia azzurra deve essere un simbolo anche di comportamento morale».

Le sue parole, pur senza riferimenti diretti, hanno sollevato una vera e propria tempesta mediatica, alimentando interrogativi su chi, dopo uno scandalo come quello legato alla ludopatia e alle scommesse clandestine, debba o meno avere accesso alla Nazionale. Il caso di Fagioli e Tonali, reintegrati da Spalletti dopo le rispettive squalifiche, è tornato sotto i riflettori.

Le reazioni: AIC, opposizioni e persino Renzi contro
Come racconta Marota, il primo a reagire è stato Umberto Calcagno, presidente dell’AIC: «L’articolo 27 della Costituzione prevede la funzione rieducativa della pena. Al Mondiale dell’82 c’era Paolo Rossi, che in precedenza aveva sbagliato e pagato. Recuperarlo fu un valore». Più duro Paolo Jarre, terapeuta di Fagioli, che ha definito “scandalose” le dichiarazioni di Abodi, soprattutto alla luce del sostegno del governo alla riapertura delle pubblicità sul gioco d’azzardo.

Anche la politica ha preso posizione. Matteo Renzi ha criticato l’idea di un “ergastolo sportivo” per chi ha commesso un errore, affermando: «Il ministro si tolga dalla testa la presunzione di fare anche il ct». Il Movimento 5 Stelle ha colto l’occasione per attaccare il governo sul fronte del decreto dignità, accusando l’esecutivo di voler aprire nuovamente le porte alle sponsorizzazioni delle scommesse.

La rettifica del ministro
Travolto dalla polemica, in serata Abodi ha precisato: «Mi riferivo a un principio. Non ho fatto i nomi di Tonali o Fagioli e non intendevo parlare di chi ha già pagato per i propri errori. Anzi, ho molto apprezzato il modo in cui Spalletti ha gestito la vicenda». Una puntualizzazione che però non ha spento la discussione, diventata ormai anche uno scontro politico e culturale su etica, sport e responsabilità educativa.