L’edizione odierna de “il Corriere dello Sport” si sofferma sul caso Fagioli e le scommesse illegali.
Una maxi-inchiesta su un giro di scommesse, sportive e non. Con un indagato illustre: il calciatore della Juventus Nicolò Fagioli. Non c’è davvero pace per la società bianconera e per i suoi tesserati. Dopo i casi legati alle plusvalenze e al secondo filone dell’inchiesta Prisma (manovre stipendi, rapporti con gli agenti, partnership sospette) che hanno pesantemente condizionato la passata stagione della squadra di Allegri, sbattuta fuori dalla Champions dalla giustizia sportiva, il 2023-24 è cominciato con la positività di Paul Pogba al testosterone e con il ciclone abbattutosi sul giovane centrocampista, uno dei tanti utenti che sarebbe caduto nella rete delle piattaforme illegali.
INDAGINE. La Polizia sarebbe risalita al profilo dello juventino dopo una lunga e complessa indagine. Sul fascicolo, in mano al pubblico ministero Manuela Pedrotta, sono già in corso gli accertamenti di rito. È stato il calciatore a scommettere online in prima persona? Ha puntato sul calcio o su altri sport? E le partite della Juventus? Tutte domande ancora aperte, le cui risposte però risulteranno decisive per rintracciare il quadro della sua eventuale colpevolezza. Il gioco d’azzardo illegale è punito solitamente con una sanzione, ma in ambito sportivo le ripercussioni sarebbero gravissime per il giovane nel giro della Nazionale, esploso nella Next Gen juventina. Le norme, del resto, sono chiarissime. Codice alla mano, l’articolo 24 cita l’espresso divieto “ai soggetti dell’ordinamento federale, ai dirigenti, ai soci e ai tesserati delle società appartenenti al settore professionistico di effettuare o accettare scommesse, direttamente o indirettamente, anche presso soggetti autorizzati a riceverle, che abbiano ad oggetto risultati relativi ad incontri ufficiali organizzati nell’ambito della Figc, della Fifa e della Uefa”. Le sanzioni sono talmente severe da poter stroncare le carriere: Fagioli rischia infatti una squalifica di tre anni, più una multa da 25 mila euro. Se un altro tesserato era a conoscenza di possibili fatti illeciti e non ha denunciato, può essere fermato per 6 mesi. Quanto alla società, i rischi per il mancato rispetto del divieto di scommettere da parte di un tesserato esisterebbero solo nel caso di un coinvolgimento diretto, ma evidentemente non è questo il caso.
COLLABORAZIONE. La prima mossa dei legali di Fagioli non si è fatta attendere. Gli avvocati Luca Ferrari e Armando Simbari ieri hanno fatto sapere che il ragazzo, alla fine di agosto, si è autodenunciato alla procura della Figc, informando Giuseppe Chiné circa l’esistenza del fascicolo di Torino. Il procuratore lo ha subito interrogato e, come da prassi, ha aperto un’indagine che dovrebbe chiudersi a breve (si parla di fine ottobre o inizio novembre) con un probabile deferimento oppure con l’archiviazione. L’atteggiamento collaborativo del centrocampista influirà certamente sull’esito delle indagini e sull’eventuale processo. «Nicolò è sereno – hanno fatto sapere i legali – e ha un atteggiamento responsabile e trasparente in questa vicenda, dove non ha un ruolo rilevante e anzi vuole dare un contributo alle indagini. Ora è concentrato sugli impegni della squadra».
Nel tardo pomeriggio di ieri è intervenuto sulla vicenda anche Beppe Signori, assolto nel 2021 dall’accusa di presunta combine: «Al momento è solo indagato – ha ribadito a LaPresse – Se la mia vicenda è servita a cambiare il modo di affrontare la questione? Assolutamente no, il fattore mediatico supera quello umano».