L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sul caso Scommesse con l’epicentro a Benevento.
Ci risiamo, le scommesse clandestine fanno di nuovo tremare il calcio. Dopo le squalifiche di Tonali e Fagioli, colpevoli di aver puntato sulle partite di calcio (il primo anche sulle squadre per le quali giocava), e i coinvolgimenti nell’inchiesta torinese di Florenzi e Zaniolo (loro si sarebbero limitati a giocare a poker, blackjack o roulette), ieri è deflagrato un nuovo caso che coinvolge stavolta Serie B e Serie C. Come era ipotizzabile già a ottobre, quando emerse la punta dell’iceberg del fenomeno scommesse, la base del professionismo è il vero campo minato; qui le piattaforme illegali garantiscono vincite (e perdite) da capogiro che possono avere un impatto decisamente maggiore sugli stipendi dei tesserati, e la lontananza dai riflettori della Serie A può diffondere a macchia d’olio il malcostume. Sono quattro, al momento, i calciatori coinvolti e su di loro, a vari livelli, ci sarebbero già evidenze anche in merito alla violazione dell’articolo 24 del codice di giustizia sportiva che impone ai tesserati il “divieto di scommesse e obbligo di denuncia” su manifestazioni calcistiche: Christian Pastina, difensore del Benevento retrocesso in C al termine della stagione 2022-23; Massimo Coda, l’attaccante della Cremonese oggi capocannoniere in cadetteria con 9 gol in 12 gare; il collega d’attacco Francesco Forte del Cosenza e Gaetano Letizia, esterno oggi alla Feralpisalò dopo una lunga parentesi di sei anni in giallorosso.
INCHIESTA. Tutti e quattro hanno trascorsi beneventani – Pastina, cresciuto nelle giovanili, è in prima squadra dal 2019-20, Coda e Letizia sono molto amici e hanno giocato insieme dal 2017 al 2020, mentre Forte ha vissuto lo spogliatoio della Strega con Letizia e Pastina da gennaio 2022 a gennaio 2023 – ed è stata proprio la procura della città campana ad avviare l’indagine. Si tratta di un percorso diverso rispetto a quello intrapreso già da maggio scorso dalla magistratura di Torino, che individuò e setacciò le piattaforme online risalendo poi agli utenti che li frequentavano. L’inchiesta di Benevento parte invece dai movimenti sui conti correnti e da segnalazioni dell’antiriciclaggio: ingenti somme sarebbero state spostate tramite bonifici con causali sospette. Una delle ipotesi, infatti, è che i calciatori finiti sotto la lente d’ingrandimento si siano aiutati vicendevolmente in diverse circostanze, prestandosi denaro per far fronte a indebitamenti di vario genere. A ricevere un avviso di garanzia sarebbero state in realtà sei persone: i quattro calciatori e altri due soggetti non tesserati. Oltre alla violazione dell’articolo 4 della legge 401 del 1989, cioè “l’esercizio abusivo di attività di giuoco o di scommessa”, ad alcuni viene contestato, appunto, anche il reato di riclaggio.
Giovedì sono andati in scena quattro diversi blitz: a Benevento presso l’abitazione di Pastina, a Brescia dove ora vive Letizia, a casa di Coda dalla procura di Cremona e a Rende, tramite la procura di Cosenza, per quanto riguarda Forte. Durante le perquisizioni, gli inquirenti hanno sequestrato cellulari, tablet e altri dispositivi digitali. Pastina, in particolare, avrebbe confidato in un primo momento di possedere un conto su una delle piattaforme clandestine, ma anche che non sarebbe stato lui a utilizzarlo direttamente. Una versione ancora da approfondire e verificare. Ieri mattina il Benevento Calcio ha allertato la procura della Federcalcio, informandola dell’indagine in corso, e in un secondo momento la magistratura beneventana ha trasmesso i primi atti all’ufficio guidato da Giuseppe Chiné. A quel punto da Roma hanno aperto l’indagine sportiva, che si concentra sulla stagione calcistica 2022-23 ma non soltanto, proprio perché a differenza delle vicende Florenzi (ascoltato due giorni fa dallo stesso Chiné) e Zaniolo (tornato in Nazionale dopo aver lasciato Coverciano il 12 ottobre con un avviso di garanzia in tasca), nei nuovi casi risultano esserci già elementi che ricordano il “modello Tonali”; parliamo dunque di puntate che non si limiterebbero a giochi di carte o ad altro genere di azzardo, bensì avrebbero come oggetto le partite di calcio e magari proprio quelle di B e di C. Da un punto di vista penale non vi è differenza per le due fattispecie, e il reato rientra tra quelli oblabili con la pena convertibile in una multa, mentre sotto il profilo della giustizia sportiva il confine è netto e oltrepassarlo significa incorrere in una squalifica più o meno lunga. Le norme parlano di «almeno tre anni» di stop, ma Tonali ha patteggiato 10 mesi più altri 8 di prescrizioni alternative (testimonianza, incontri, terapie) per aver puntato anche su Brescia e Milan. «Sempre a vincere», come ha spiegato Sandro agli inquirenti, i quali hanno creduto alla sua versione anche alla luce del materiale probatorio raccolto a Torino. E così il comportamento dell’ex Milan, oggi al Newcastle, non è sconfinato nell’illecito sportivo (non patteggiabile). Quella decisione farà giurisprudenza e rappresenta già una bussola con la quale la procura Figc si orienterà in un mondo che resta complicato e oscuro.