L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” ha intervistato Totò Schillaci, ex Juventus e palermitano di nascita, in merito al match di oggi pomeriggio. Di seguito quanto si legge sul quotidiano: “Dalla Cina con… amore. Al telefono. E per due partite revival: una da protagonista con le vecchie glorie, Europa contro Sud America, con Luis Figo contro Ronaldinho, Rivaldo, Serginho, Dino Baggio, sfida fra campioni del mondo e d’Europa, capocannonieri, palloni d’oro; gol, musica e spettacolo come contorno. L’altra, in poltrona, da spettatore e tifoso, più che imparziale, imbarazzato. Totò Schillaci non ha mai scelto tra le sue due anime: «Palermo-Juventus davanti alla tv e dalla Cina? Come rivedere il film della mia favola ad occhi chiusi. La Juve è nel cuore, il Palermo nel sangue. Fossero donne le amerei alla follia e mi verrebbe difficile dichiararmi ad una soltanto (ride). Nel Palermo avrei giocato anche gratis, a Torino ho fatto fortuna e avuto tutte le cose che un ragazzino povero potesse desiderare. Emozioni che mi porto dentro e che continuano a sollecitarmi». VIA DALLA SFERA 19. «Dove sono nato. La sfera, il pallone, 19 il numero a Italia ’90. Il destino. Fin da bambino quella bianconera è stata la squadra dei sogni. La maglia indossata mi porterebbe a tifare per la Juve, ma da palermitano… non c’è lotta. Poi si ragiona a mente fredda. La Juve è la più forte, da anni. E non solo del Palermo. Il suo fatturato sfiora i quattrocento milioni, in teoria non esiste competizione. Ma il calcio è bello perché una partita secca può regalare sorprese e il Palermo, pur rinnovato e alla ricerca di se stesso, con un allenatore giovane che mi ricorda per le sue certezze Zeman, non parte battuto. Sono le partite nelle quali uno come me può sperare in un pareggio per la felicità dei palermitani e per il fatto che non è certo un passo falso al Renzo Barbera che può compromettere la lotta per lo scudetto di Allegri. La Juve in Sicilia è la più amata ed è fuori concorso nel panorama italiano specialmente dopo l’acquisto di Higuain; per il Palermo il grande vantaggio che, non avendo nulla da perdere, darà il massimo, e più, per scrivere una nuova pagina di storia». DYBALA COME SCHILLACI «Il Palermo ha la sua politica, valorizzare i giovani per venderli. Quella passata è stata una stagione traumatica, una delle peggiori di Zamparini. Il calcio è cambiato. Dybala è diventato un top e il presidente se lo ritrova come avversario in bianconero; Vazquez è al Siviglia. Finito lo spettacolo, bisognerebbe trovare i sostituti. E non è facile. Però Paulo non deve dimenticare che Palermo lo ha lanciato tra le stelle. Dovrebbe essere sempre titolare anche se è giusto fare turn over in una squadra super impegnata come la Juve. Ma con o senza Dybala la Juve non teme confronti». IL GOl E’ TUTTO. La sua autobiografia… «è prima in tutte le classifiche, abbiamo venduto un sacco di copie…». Il goleador delle notti magiche passa di successo in successo. Totò è sempre stato speciale in tutto. Ma a proposito di gol ecco Nestoroviski sbucare dal cilindro di Zamparini… La Joya acquistata per dodici milioni, il macedone per 500mila euro. «Non è Dybala, chiaro, e assomiglia ad attaccanti come Inzaghi o Gilardino. Per lui è importante la fase finale. Lo conosco da poco e mi sembra che il fiuto del gol sia una delle sue prerogative. Quello realizzato a Bergamo era in fondo un gol alla Schillaci … Certi colpi li ha. Deve inserirsi nel nostro gioco e assumere più personalità. A quel prezzo è stato un vero affare». GIOVANI TALENTI «Non è facile aprire un ciclo, ma i giovani sono spregiudicati e, se seguiti con attenzione, possono portare più entusiasmo. Il problema è il tempo. Non si può fare fretta a De Zerbi, un esordiente. Posavec è il… figlio di Buffon; Sallai, Balogh, Embalo, Bentivegna, Lo Faso hanno spiccate qualità ma vanno coltivati giorno per giorno. La gavetta non ha mai fatto male a nessuno. Nel Palermo, non mancano esperienza e fantasia, quelle ad esempio di Gazzi e di Diamanti, ma esistono diversi stili di gioco che vanno amalgamati. Da una parte un problema, dall’altro un valore aggiunto. E’ l’evoluzione. Può piacere o meno. Io faccio parte di un calcio diverso e dunque certi dubbi su come mettere in piedi un gruppo, mi restano».DE ZERBI COME ZEMAN? «Hanno in comune il Foggia e un avvio di carriera sbarazzino. Ma non ditemi che si tratta dello stesso modello di uomo e di schemi. Per Zeman non esistono alternative, tutto o niente. Integralista fino al midollo. Il gioco di De Zerbi mi sembra più tattico, in fondo ha spesso modificato il suo schieramento secondo le attitudini degli avversari. Intensità e velocità sono argomenti di entrambi. Zamparini ha avuto coraggio anche se la vicenda di Ballardini resta per certi versi un mistero o comunque una mossa intempestiva perché si capiva che non c’era molto feeling fra lui e la società. De Zerbi porta il biglietto da visita del Foggia e di una crescente ambizione. Potrebbe essere l’allenatore giusto per scuotere squadra e ambiente. Ce ne sarebbe bisogno»”.