L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sul rinnovo di Sarri con la Lazio.
Si erano piaciuti, si erano clamorosamente ripromessi di andare avanti insieme, di iniziare a ricostruire la Lazio ringiovanendola, pensavano di essersi capiti sul mercato. Poi è arrivato il solito schianto del 31 gennaio. I laziali, comunque inviperiti, se l’aspettavano. Non se l’aspettava Sarri, almeno inizialmente, l’antifona ha iniziato a capirla quando l’operazione Miranchuk è svanita.
L’Atalanta, per il prestito, avrebbe preteso un prestito oneroso di oltre 2 milioni, la Lazio non poteva coprirlo per via dell’indice di liquidità. Ma Sarri aveva già chiuso all’arrivo del russo per via dello stop del giocatore (30 giorni causa infortunio). Mau s’aspettava un piano B pronto per essere attuato e non l’improvvisazione finale. Di Jovane Cabral, acquisto dell’ultimo minuto, ha saputo nel pomeriggio di lunedì dopo che la società ha tentato di chiudere varie trattative. Indiscrezioni rimbalzate da Rai Sport hanno svelato che Sarri e i suoi collaboratori tecnici hanno visionato i video del giocatore in tempo reale rispetto alla nascita della trattativa. Erano combattuti tra la necessità di avere comunque un rinforzo e i dubbi legati alle caratteristiche di Cabral. Sarri aveva chiesto giocatori funzionali, una punta con caratteristiche da centravanti, se non puro, quantomeno adattabile per sostituire Immobile. Cabral è un fantasista, un attaccante esterno.
Gli scenari. Conta capire cosa è successo nelle ultime ore di mercato, conta di più capire cosa potrà succedere. Arrivano echi di un Sarri furioso, deluso. E’ scontato che lo sia. Si vocifera di liti con Tare scoppiate a mercato finito, smentite. Si raccolgono segni crescenti di un allontanamento tra Mau, Lotito e Tare. Non meraviglia nulla, è scontato crederlo. Gli effetti che avrà il mercato sui rapporti tra tecnico e dirigenti e sul rinnovo in sospeso andranno verificati nelle prossime settimane. Che Sarri non sia stato ascoltato e accontentato è fuor di dubbio, che nella sua testa siano balenati pensieri di dimissioni non è da escludere. Da qui a credere che mandi subito tutti a quel paese ce ne passa. Sarri, a meno di shock improvvisi, rimarrà al suo posto. E’ convinto che la squadra abbia iniziato a recepire i suoi insegnamenti, che sia sulla strada giusta. Una strada da proseguire, per quanto lastricata di ostacoli, da affrontare con gli uomini rimasti, con i più affidabili, sperando che reggano agli urti e agli sforzi.