“Si chiama «miedo escenico»: ed è la sensazione che scatena questo tempio che ti toglie l’aria, ti morde nei muscoli, ti cambia nella testa, forse nella carne e certo non ti fa essere neanche lontanamente eguale a te stesso. Però si chiama Real Madrid, e la Storia è là dentro, contro «mostri» che ti divorano, quando serve. Si può essere scugnizzi, certo, ma non sempre basta a ribaltare le scena: però, uscendo dal «Bernabeu», almeno la (pallida) speranza di sentirsi vivi, di poter contare al san Paolo all’energia di uno stadio e la tentazione di ribellarsi di quei tre spagnoli in maglia azzurra, più di quanti ne abbia il Real. Servirà avere molte cose in più, il 7 marzo, e qualche palpitazione in meno. Cosa non è andata, Sarri? «Tanti errori in fase difensiva, nelle uscite, per superare la prima posizione. Poi ci hanno messo un gol capolavoro. Sbagliando così, diventava complicato creare preoccupazioni ai più forti del Mondo che era in buona serata. E comunque ci dà fiducia essere ancora in partita». Quale partita imposterà al ritorno? «Per vincerla 2-0, poi bisognerà vedere se ce lo faranno fare. Sarà importante essere più precisi». Voleva follia e faccia tosta: le ha notate? «Ci voleva un po’ di coraggio in più, senza perdere pallone al secondo passaggio. Quando ci siamo riusciti, c’è venuta meno la soluzione tecnica più appropriata. Forse a qualche ragazzo qualcosa ha lasciato il fascino del Santiago Bernabeu, ma è anche così che si cresce: si paga sulla nostra pelle, in situazioni del genere». De Laurentiis severo… «Il presidente può avere la sua idea, la può esprimere e comunque sono più contento quando lo fa con me. Io comunque sono a Castel Volturno e so come stanno le cose. Ha giocato anche Milik, che può darci solo spezzoni di partita non lunghissimi. Non è prontissimo, ma lo sapevamo. Su alcune valutazioni, tipo Mertens centravanti, si è fatto di necessità virtù. E stavolta, pur non giocando ai suoi livelli, è andato vicino al gol due volte». Vi sentite in grado di appartenere all’elite? «Io dico di sì. Il Real Madrid ha fatto la miglior partita dell’ultimo trimestre, lo dico perché le ho viste tutte; e noi non abbiamo offerto la prestazione perfetta. Ci hanno costretto ad abbassarci, ci hanno tenuto ai limiti dell’area, con fisicità». Cambierebbe qualcosa, se potesse? «No, perché decido su presupposti. E comunque abbiamo perso una partita dopo quattro mesi. L’incazzatura c’è, perché non ci siamo espressi al cento per cento». Diego negli spogliatoi…. «Ha parlato per trenta secondi e se lo fa un mito, qualcosa scatena. Forse non è neanche un caso che la nostra parte migliore è quella della fase iniziale». Rivedendola così, a caldo… «Non si possono lasciare trenta palloni al Real Madrid. Ma ora ripartiamo subito, abbiamo una gara importante di campionato, quella di domenica a Verona contro il Chievo. Mi sembra che l’analisi esterna sia eccessivamente severa, come se fossimo stati pessimi. E invece abbiamo concesso troppo, lasciando loro tanto. Sappiamo che al ritorno sarà difficilissimo, ma noi avremo la convinzione di provarci. Al San Paolo non ci saranno remore, né calcoli: sappiamo che dovremmo essere perfetti; loro sono forti, il top, ma noi ci crediamo e troveranno uno stadio che sarà un inferno»“. Questo quanto riporta l’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”.