“«Paul sta male. Sta molto male. Sta facendo un serio sforzo per liberarsi dai suoi demoni. Io non sono molto religiosa, ma, se qualcuno di voi lo è, per favore, pregate per lui. E’ tornato in clinica per cercare di liberarsi dalla dipendenza dall’alcol. Questa è davvero l’estrema possibilità. Se la cura non funziona, non sappiamo che cosa possa accadere». Le ultime, pessime notizie sulla salute del padre adottivo le ha date Bianca Gascoigne, non appena ha messo piede nella casa di Celebrity Big Brother 19, in onda su Channel 5 Uk. Una singolare coincidenza ha voluto che la puntata andasse in onda poche ore prima del compleanno numero 117 della Lazio. Come se un invisibile filo biancoceleste continuasse a legare Gazza alla squadra italiana nella quale ha militato dal ’92 al ’95, lui che è stato uno dei più grandi talenti del calcio britannico del XX secolo; che ha giocato con Newcastle, Tottenham, Rangers; che ha collezionato 57 presenze con la Nazionale dei Tre Leoni, divenendone il mattatore al Mondiale di Italia ’90. ANNUS HORRIBILIS. «Se avessi una bacchetta magica per aiutare il mio patrigno, la userei subito», ha confidato in lacrime Bianca, 30 anni, modella, attrice, cantante, primogenita di Sheryl Gascoigne, 51 anni, moglie di Paul dal luglio ’96 all’agosto ’98, quando un burrascoso divorzio pose fine all’unione da cui è nato Regan, l’unico figlio dell’ex calciatore che ha legalmente adottato sia Bianca sia Mason, il secondogenito di Sheryl. Il 2016 è stato l’annus horribilis del ragazzo, che una volta disse: «Mi ricordo i giorni in cui, alle 7 del mattino, la sola cosa che avevo in mano era una bottiglia di gin mentre, adesso, alle 7 ho in mano un peso della palestra ed è molto meglio». TRAUMA CRANICO. Come se non bastassero i problemi di salute, l’alcol e quell’incubo infinito che per Paul è diventata la vita, uno choc tremendo è stata l’improvvisa scomparsa, in estate, del nipote Jay Kerrigan-Gascoigne, 22 anni, trovato morto in casa della sua ragazza, a Gateshead. Ad aggiungersi a questo choc tremendo: il 27 dicembre scorso, Gascoigne è stato ricoverato in ospedale per trauma cranico, contusioni in diverse parti del corpo e una ferita suturata con 11 punti, dopo una rissa scoppiata all’interno dell’Ace Hotel di Soreditch, zona Est di Londra. Con la consueta grazia di un elefante in un negozio di porcellane, alcuni albionici mezzi d’informazione hanno immediatamente riacceso la macchina del fango, dipingendo Gazza come il solito attaccabrighe a cui non è sembrato vero far casino anche nei giorni di Natale. In realtà, le indagini della polizia stanno accertando un’altra verità. E cioè che Paul sia stato deliberatamente provocato e poi preso a pugni e calci da uno o più clienti dell’albergo, ai quali non sarebbe parso vero di fare a botte con l’ex Mito del calcio inglese. SOS LAZIO. Se è vero, come purtroppo teme la figlia adottiva, che Gascoigne si stia terribilmente avvicinando al punto di non ritorno, è altrettanto vero che, mai come in questo momento, egli abbia bisogno d’aiuto. Ha raccontato Terry Baker, agente e soprattutto amico di Paul che Paul non intende abbandonare: «In questi anni, uno dei momenti in cui l’ho visto davvero felice è stato quando è tornato a Roma, quattro anni fa, e i tifosi della Lazio l’hanno accolto come un eroe. Lui non ha mai dimenticato quella notte allo stadio Olimpico». Ecco perché, nelle forme e nei modi che Lotito e la gente biancoceleste riterranno più opportuni, sarebbe bello se Gascoigne sentisse di nuovo vicino a sé chi gli ha voluto così bene. UNA VITA SUL FILO. «Non farò la fine di George Best; a differenza sua io voglio guarire», disse Gazza la prima volta che infilò l’ingresso di una clinica per cominciare a disintossicarsi. Ma, dopo il ritiro dall’attività agonistica, la sua è diventata sempre più un’esistenza vissuta sul filo. Nel 2007, è stato operato d’urgenza per un’ulcera perforante. Nel 2008, ha tentato il suicidio ed è stato ricoverato in una struttura sanitaria per liberarsi dall’eccesso di consumo di Red Bull (confessò di berne anche più di sessanta al giorno). Nel 2010, ha chiesto aiuto al sindacato dei calciatori professionisti, dichiarando di non avere più un penny, pur avendo accumulato quasi 30 milioni di euro nell’arco della carriera. Nel 2013, è stato colpito da una crisi cardiorespiratoria che ne ha determinato il ricovero urgente in una clinica americana, rischiando di finire in coma; ritornato in patria, è stato trovato ubriaco fradicio all’esterno di un albergo londinese e di nuovo trasferito in ospedale. La scena si è ripetuta nel 2014, nel 2015 e, come abbiamo visto, anche nel 2016, obbedendo a un copione sempre più drammatico. «Odio essere alcolizzato», ha dichiarato ai poliziotti intervenuti nell’albergo di Soredich il 27 dicembre. Gascoigne ha 49 anni. E’ stato chiamato Paul John, in onore di Paul McCartney e John Lennon. Chissà se, quando lotta contro i suoi demoni, qualche volta gli torna in mente quella strofa di Let It Be che dice: «Quando la notte è nuvolosa c’è ancora una luce che splende su di me/ Splendi fino a domani/ lascia che sia». Coraggio, Gazza.”. Questo quanto riportato da “Il Corriere dello Sport”.