Corriere dello Sport: “Rocchi si arrende: «Abbiamo sbagliato». Fabbri-Nasca: carriera a rischio”
L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sugli arbitri Fabbri e Nasca al Var in occasione di Inter-Verona e le loro carriere a rischio.
«Sì, abbiamo sbagliato, non siamo soddisfatti. È un momento complicato». La resa di Rocchi, non incondizionata, ma profonda e concreta e per questo apprezzabile. Il tempo delle giustificazioni, del cercare di coprire il solco di un errore con un altro solco (spesso sbagliato anche quello) parrebbe finito. Quello commesso dalla coppia (poco premiata) Fabbri-Nasca, la sgomitata non vista di Bastoni su Duda prima della rete di Frattesi, potrebbe essere forse il più grave di questa stagione, nella quale non sono mancate sviste pesanti e svarioni clamorosi.
Molti dovuti, come vedremo, ad una mancanza di uniformità, probabilmente dettata proprio dalla necessità di dover scagionare quest’arbitro (di solito, sempre gli stessi) o quell’assistente (mai così male dalle ultime stagioni ad oggi) e finendo per legittimare sviste poco comprensibili che hanno avuto l’unico effetto di allargare la zona di grigio, pericolosamente. Attenzione: sia Nasca (non nuovo a debacle come questa) sia Fabbri (ha perso l’immunità da internazionale, è alla CAN da più di 10 anni, se non rientra fra i primi 20…) rischiano di andare a casa a fine stagione, molto più di una semplice ipotesi.
L’AMMISSIONE. E così, Rocchi s’arrende. «Abbiamo sbagliato, a Milano doveva decidere l’arbitro in campo (Fabbri), il che avrebbe facilitato il compito del VAR (Nasca) che pure, in una situazione come questa, non poteva non intervenire. Dobbiamo capire il mancato intervento, forse Nasca ha valutato l’intervento di Bastoni come un body-check, invece va intenzionalmente sull’avversario». La linea, già nota alle società attraverso le spiegazioni date dal coordinatore Pinzani (era a San Siro sabato, ha spiegato subito ai dirigenti del Verona e all’ad Marotta cosa era successo), è stata concordata e affidata a Gervasoni, l’uomo delle urla a Lissone, che ieri s’è immolato a Open VAR su DAZN.
Una stagione poco brillante per la squadra di Rocchi, lui confuso probabilmente anche dalle vicende politiche (manca meno di un amen alle elezioni dell’AIA, prodromiche a quelle federali) che lo vorrebbero direttore tecnico dei direttori di gara, come abbiamo anticipato in tempi non sospetti: capo dell’Assoarbitri, con possibilità di mettere mano alle scelte tecniche arbitrali (come accade in tempi di “commissariamento”, altra parola che aleggia sempre più spesso nelle segrete stanze di via Campania). Non un turno particolarmente fortunato, l’altro errore (certificato davanti alle telecamere nella notte) è stato quello di Reggio Emilia, l’incomprensibile OFR per punire un fuorigioco non impattante di Matheus Henrique. Da qui la necessità di chiedere scusa. Come fanno i gentiluomini, ma non basta. Perché è a monte che bisogna intervenire.
Le cause sono altre e risiedono nei meandri delle interpretazioni che vengono date. Com’è possibile che in Verona-Lazio la spinta a due mani di Casale su Duda poco prima del gol venga punita con l’arbitro (Ayroldi) chiamato al monitor dal VAR (Paterna), decisione giusta, e quella di Bisseck ai danni di Strootman in Genoa-Inter, che ha preceduto la rete di Arnautovic, venga ignorata sia da Doveri che da Irrati (e ieri Gervasoni ha ammesso che è stato un errore). Già che ci siamo, com’è possibile che dopo un errore del genere, Irrati venga riproposto tempo una settimana ancora al monitor? La meritocrazia è spesso sinonimo di crescita, di formazione, per chi la subisce ma anche per gli altri.
Così, che segnale si dà? Ancora: come è possibile che il fallo di mano di Mario Rui in Napoli-Monza venga punito in campo con il rigore (ci sta) e quello di Bani (sinistro già largo, il leggero tocco sulla gamba non dovrebbe avere peso) in Genoa-Juve sia passato in cavalleria sia per Massa in campo e Fabbri (ancora tu?) al VAR? E perché far passare come non fallo il placcaggio di Lautaro su Lobotka in Napoli-Inter (arbitro, VAR, Rocchi) e poi annullare un gol in Monza-Torino per un fallo in APP risibile? Possibile siano così differenti le trattenute in area di Perez su Lautaro (Inter-Udinese, rigore), Rovella su Ilic (Torino-Monza, nulla) e Tressoldi su Cheddira (Frosinone-Sassuolo, rigore con il VAR)? Eccolo il male oscuro degli arbitri quest’anno. Serve una cura d’urto prima che inizi il girone di ritorno.