L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulla gara di questa sera tra Italia e Macedonia a Palermo e le parole di Mancini.
Da Punta Raisi, viaggiando verso il centro di Palermo, con lo sguardo rapito dal mare, piatto come una tavola dipinta d’azzurro davanti all’Isola delle Femmine. Spettacolo naturale. Una cartolina ha accolto la Nazionale, atterrata ieri mattina in Sicilia. L’anticipo dolcissimo d’estate, cielo limpido e sole alto, è come se avesse riportato gli eroi di Wembley, almeno con il pensiero, sino a quei giorni di luglio in cui si apriva una stagione interminabile di successi per lo sport italiano. Scelta ponderata e non casuale, ma chissà se basterà per ricaricarci. L’energia di Palermo, così l’ha definita Chiellini, il capitano che nessuno vorrebbe prepensionare, può rinvigorire gli azzurri. E il ct Mancini, amante della Costa Smeralda, lo sa. Se guardi il mare, ti rilassi e forse passa la paura. Quella che tutti abbiamo di bucare il secondo Mondiale di fila, saltando dal 2014 al 2026, un vuoto di dodici anni.
L’eventualità dovrebbe preoccupare l’intero calcio italiano e non solo Gravina, perché il lavoro della federazione non può essere discusso dopo un titolo europeo, due rigori sbagliati con la Svizzera, una sola sconfitta (in Nations con la Spagna) negli ultimi tre anni e considerando la formula assurda concepita dalla Fifa. O usciremo noi oppure il Portogallo di Ronaldo, campione d’Europa nel 2016. Un solo posto, a eliminazione diretta, per volare in Qatar. Per arrivare a giocarselo, però, serve il primo passo. CR7 dovrà vedersela con la Turchia. Agli azzurri è toccata la Macedonia e la battuta viene facile: Mancini, innamorato della Nazionale, spera di non essere arrivato alla frutta. Un’eliminazione, con il prossimo Mondiale distante quattro anni, potrebbe costringerlo a rivedere i suoi piani.
TUTTO ESAURITO. Non è tempo di pensarci. L’abbraccio del Barbera dovrà darci la spinta per decollare verso la finale. Sold out, 33 mila spettatori. Capienza al 100 per cento per la prima volta in Italia dopo il lockdown. L’ultima in casa con lo stadio pieno, per gli azzurri, risale alla goleada con l’Armenia del novembre 2019 e si giocò proprio a Palermo. Altrimenti si torna all’ultimo atto dello scorso 11 luglio a Wembley e tutti sanno come andò a finire con l’Inghilterra. Abbracci e baci, quella volta, erano fuori legge. Oggi sono ancora sconsigliati, ma siamo tornati a un passo dalla normalità.
CALMA. Ci aspetta una notte di calcio vero e di tensione, se non riusciremo a sgretolare subito il muro alzato dalla Macedonia. Mancini è stato chiaro: difenderanno in dieci dietro la linea della palla e proveranno a ripartire a grande velocità. Dunque attenzione e pazienza, limitando al minimo gli errori. Verratti, danzando come al Psg, dovrà illuminarci e ha spiegato l’idea: fraseggio veloce, cercando la profondità in transizione, ovvero prima che siano rientrati tutti in difesa, come spiegano a Coverciano. Serviranno lanci in verticale per Immobile, le sgommate di Berardi o il tiro a giro di Insigne. Siamo aggrappati al tridente in chiaroscuro, alla regìa di Jorginho, all’adrenalina di Barella, alla corsa di Emerson e Florenzi. Mancini, almeno nei primi 60 minuti, ripartirà dai campioni d’Europa. Poi, se non dovessimo riuscire a sbloccarla, tirerà fuori altre soluzioni. Scamacca, l’ariete del Sassuolo, per il gioco aereo o Joao Pedro, se andrà in panchina, per triangolare nello stretto.