E il primo che dirà «è un gol importante», noi lo mandiamo – tranquilli – lo mandiamo a palleggiare davanti al muro. Per punizione. Destro, sinistro, per ore. Così impara. (A patto che trovi un muro). Ok, viviamo tempi piatti, in cui qualsiasi cosa – nelle parole dei nostri protagonisti – è importante: una partita, un giocatore, una giocata, persino una diagonale o una sovrapposizione. Ma liberiamoci dal male della banalità. Questi non sono gol importanti, vanno oltre, perché qui entra in gioco la bellezza, e dire che la bellezza è importante significa sminuirla, come guardare la Gioconda e affermare che sì, in effetti quel Leonardo aveva un bel tratto.
GENIALATE. Verdi che colpisce al volo con una coordinazione psico-fisica che solo Bruce Lee ne «L’urlo di Chen», Babacar che ci dà di tacco (su Instagram ha ringraziato Dio) con un’intuizione geniale che stimola il ripasso di storia (il classico Bettega, il Mancini Roberto con la Lazio a Parma e il Mancini Amantino nel derby, Zola made in Chelsea, Crespo, Madjer tacco di Allah, da Socrates tacco di Dio fino a un tacco ortogonale di Nicola Zanini in un Genoa-Empoli di oltre dieci anni fa per arrivare all’immenso replicante Cristiano Ronaldo: ognuno ha un tacco da ricordare), Nestorovski che al volo colpisce il pallone nell’unico modo possibile: quello che lo manda in gol, disegnando una coltellata nella serata di Bergamo. Ricorderemo questi momenti come lacrime nella pioggia. Lacrime di gioia, però.
RESTERA’ TUTTO. La nostra memoria è selettiva e fa il suo sporco lavoro: saranno solo questi attimi definitivi a restare indelebili nel nostro album di tifosi trasversali. Siamo tutti d’accordo, no? Puoi tifare Juve o Milan o Chievo, ma quando (ri)guardi il 2-1 di Milik col Bologna non puoi che applaudire per la (grande) bellezza dell’azione. Ce l’avete presente? Il taglio di Hamsik è – ebbene sì – nello spazio, l’inserimento di Milik e il tocco dolce sono un concentrato di saggezza calcistica e talento. Dimenticheremo lo svolgersi di questa o di quella partita, ricorderemo invece per sempre l’attimo che ci ha fatto battere il cuore. Pochi l’hanno visto e ormai pochissimi si ricordano se alla fine della giostra Rossella O’Hara ci sta con quel canaglione di Brett, ma tutti sanno che in «Via col Vento» la frase-cult è «Domani è un altro giorno». La novità di queste prime cinque giornate è questa: facce nuove osano l’inosabile. Perica che si avvita in modo sbilenco, colpisce col piattone e segna a San Siro. Nicola Rigoni che con un drop volante da fuori area «uccella» Consigli, persino Bahebeck che sbuca oltre la difesa dell’Inter e piazza il colpetto, inutile (vincerà l’Inter), ma bello.
OSARE, OH OH. Si osa. Lo si fa nel modo più democratico possibile: dando una possibilità a tutti. Certo, da Higuain ti aspetti che faccia quella girata volante (Juve-Sassuolo) che è già un poster, ma da Rigoni un po’ meno. Il rischio è sempre lo stesso: la figuraccia. Incespicare sulle proprie intenzioni, Fantozzi, è lei? O anche: sballare il tiro, ne ab – biamo visti di palloni che rotolano miseramente verso la bandierina del calcio d’angolo. Oh, ma chi pensa di esse – re quel tamarro? A calciare al volo, da quella posizione. A colpire di tacco, dopo un passo di danza. A fare una cosa cui nessuno ha pensato, perché il solo pensarla fa girare la testa. Ma siete matti? Sì, lo sono. Quindi grazie, ai matti, a quelli che scardinano le regole, a chi ci prova, sempre e comunque, a chi va in direzione ostinata e contraria ai dettami dell’allenatore ti avevo detto di stoppareeeeeee ai visionari che riducono il 4-3-1-2 e la difesa in linea a bla-bla-bla e «minuzzaglia», direbbe De Laurentiis, a tutti quelli che – letteralmente – vanno fuori dagli schemi e si fanno beffe di cosa sia «importante» o meno. Grazie a tutti loro, siete tutti noi”. Questo ciò che si legge sull’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”.