L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sul duello Messi e Ronaldo in Qatar.
Un lungo duello, proprio come quello narrato da Joseph Conrad e portato sullo schermo da Ridley Scott. Un lungo duello all’ultima sfida Mondiale, perché il tempo è volubile e dopo una certa età, specialmente nel calcio, può portarti il conto anche se non ti sei ancora alzato dal banchetto, anzi non ne hai proprio l’intenzione, perché ti stai ancora divertendo. Non c’è mai stato un duello così, come quello tra Cristiano Ronaldo CR7 e Leo Messi la Pulce. Pelè era da solo, nessuno riusciva ad affiancarlo, Maradona aveva grandi campioni nei suoi anni, come Platini e Zico, ma era una spanna sopra, infatti è stato l’unico giocatore a vincere da solo un Mondiale. E come un dio pagano, così si proclamò dopo la manolesta con l’Inghilterra, si riposò l’ultimo giorno, nella finale, lasciando il proscenio ai compagni. Cristiano e Leo, in Qatar, non potranno risparmiarsi, dovranno essere quello che non sono ancora stati.
Hanno buone squadre alle spalle, ma per arrivare a salire verso il sole senza scottarsi dovranno “maradonizzarsi” come finora non sono riusciti a diventare in una Coppa del Mondo, per favorire il folle e meraviglioso incastro che potrebbe farceli trovare l’uno contro l’altro armati di prelibatezze pallonare in finale. Ronaldo ha 37 anni e il suo unico domicilio è il Portogallo. A Manchester non tornerà. Ha postato una foto con i compagni, nel ritiro vicino a Lisbona, che è un messaggio alla nazione, al mondo e anche allo United con cui ha chiuso una (seconda storia) nata male e proseguita peggio: “Gruppo unito, con un solo obbiettivo: realizzare il sogno di tutti i portoghesi”. Ronaldo vuole qualcosa simile al 2016, un’impresa come il titolo Europeo conquistato in Francia, sulla Francia, lui ufficiale e gentiluomo, capitano coraggioso anche quando si infortunò.
Anche Messi ha un sogno, il solito, quello di sempre, quello che lo accompagna da quando la sua grandezza si è manifestata: eguagliare Maradona, diventare come lui, fare come lui con la Seleccion. Non c’è paragone tra i trofei vinti dall’uno e dall’altro, individualmente e a livello di squadra, ma la lontananza tra i due resta abissale e la differenza la fa l’Albiceleste, la concretizza il Mondiale, il grande appuntamento che la Pulce accarezzò nel 2014, quando la maledizione del Maracanazo si abbatte sull’Argentina e sul suo fenomeno. Una partita, quella contro la Germania, da vincere senza discussioni. E invece errori, sbagli, paura. E i tedeschi a festeggiare, con i brasiliani che, ovviamente, tifavano contro i “nemici” storici dell’Argentina.
Ora, secondo i bookmaker, la nazionale di Lionel Scaloni, che si sta allenando ad Abu Dhabi, è la favorita per la vittoria finale (anche il Portogallo non è messo male, comunque). Un po’ più giù, un po’ più su l’Argentina lo è sempre stata nel gruppo di testa, basta vedere l’elenco dei convocati e soprattutto di quelli che sono rimasti a casa e che molte altre nazionali prenderebbero di corsa. Quindici anni di duelli, con Ronaldo a svettare per le Champions vinte (5 a 4) e Messi a superarlo per i Palloni d’Oro (7 a 5). Ma le fredde cifre non raccontano l’epica di questa sfida, infatti non le citiamo anche perché l’articolo finirebbe qua. I due arrivano in Qatar in situazioni diverse. Ronaldo senza fissa dimora se nella Nazionale portoghese, Messi con un domicilio dorato a Parigi, dal 2021. Ronaldo che difficilmente concorrerà per un’altra Champions, Messi che invece ci proverà, nel 2023, per regalare al suo presidente il trofeo per cui ha investito quello che ha investito.