Corriere dello Sport, prossimo avversario: “Fiorentina, patto a tempo con i tifosi”
“Un patto sancito a gran voce, pure con l’aiuto dei megafoni. Nonostante il freddo pungente e l’orario. Gli ultrà, sistemati tutti dietro lo striscione “UnoNoveDueSei” non hanno smesso per un solo istante di cantare. A bordo campo il solito stendardo, quello che in occasione delle partite fa da cornice alla Curva Fiesole: “per esser di Firenze vanto e gloria”. Alla fine, saranno stati circa 300 quelli sui gradoni della Maratona capaci di scaldare l’ambiente, di riempire il Franchi d’amore. Perché le parole d’ordine, adesso, sono solo due: unità e sudore, sul rettangolo verde e fuori. Il contatto principale tra le parti, squadra, allenatore e tifosi, è stato quello sugli spalti. Chiaro il messaggio lanciato dagli ultra: meno parole e più fatti. L’incontro tra la delegazione dei tifosi e Paulo Sousa si terrà nei prossimi giorni.
APPLAUSI E BANDIERE. C’era stato il web a fare da cassa di risonanza all’adunata e lo zoccolo duro dei sostenitori non si è tirato indietro. Il più bel rumore lo hanno fatto i cori e gli applausi, accompagnati dallo sventolio delle bandiere e dagli stendardi dei club esposti. Dall’ingresso della squadra in campo fino al lancio dei palloni, nessuno si è zittito nemmeno per un secondo, ciascuno pronto a recitare il proprio ruolo per il presente e, soprattutto, per il futuro: i tifosi da fuori e i calciatori da dentro, con la determinazione e il coraggio di osare sempre, come accaduto anche a San Siro, tranne i quei primi maledetti venti minuti di black out.
UNITI PER LA VIOLA. Firenze non si è tirata indietro, ci ha messo la faccia, l’onore, perché è adesso che bisogna ridurre la distanza il gap con la zona della classifica che profuma d’Europa. I conti, poi, si faranno alla fine, come ha detto Corvino e come sono convinti pure loro, gli ultrà. Torneremo grandi ancor, hanno urlato, come nel ’56, l’anno del primo scudetto. Nessun rimbrotto personale, nessuna frecciata: l’impegno preso non prevede deroghe. Questo è il momento del silenzio, dell’unità, della fatica, del sudore, della determinazione. C’è bisogno di tornare a vincere, soprattutto al Franchi dove in campionato il successo latita dal 18 settembre scorso, di rimettere insieme i pezzi di un sogno, perché Firenze di questo afflato ci vive. SENZA PRESSIONE. Ed il messaggio, ai giocatori, è arrivato, forte e chiaro. Lo hanno capito subito, fin dall’ingresso in campo, sotto la Ferrovia, quando gli applausi hanno spezzato il silenzio. I saluti e i regali di fine allenamento, con i palloni lanciati verso gli spalti, sono stati il codice in grado di mettere tutti sulla stessa lunghezza d’onda in maniera definitiva. Dovranno essere loro, i giocatori, a metterci la benzina, perché non si può più aspettare. I tifosi, dal canto loro, hanno tolto pressione: hanno fatto intendere che quello che adesso, più di ogni altra cosa, fa la differenza è l’impegno, la voglia provare a buttare il cuore oltre l’ostacolo. Lo ha capito la squadra e lo ha capito pure Sousa: gli ultrà sono dalla parte della Fiorentina, senza fratture, con un solo obiettivo, scacciare i fantasmi di una stagione complicata e provare finalmente a spiccare il volo. La risposta più importante, poi, sarà quella di domenica contro: vincere aiuta vincere ed intanto serve mettere il primo mattoncino.
UNA SOLA FIORENTINA. Polemiche e contestazioni sono finite ai bordi del ring, gli ultrà hanno segnato la strada. Con rispetto, onestà e soprattutto con la consapevolezza che la città è pronta a dare e a fare tutto per il bene della Fiorentina. Come da tradizione. Il patto è stato sancito, ora servono i risultati.”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”.