“In fondo ne ha molto. Di chi? Di Jim Morrison. De Zerbi come lui. Leader e frontman di un gruppo, il Palermo, che suona un bel rock, quando ci riesce. Il più in vista, quello che ci mette la faccia. Uomo immagine e carismatico, malg rado l’età. Poeta di un calcio più intenso ed espressivo, rischioso esponente di una rivoluzione che ha incantato Zamparini, per imporre la quale è costretto a sbattere contro il muro. Il Toro e la festa delle mille in A rovinati da una serie record negativi, quella delle sconfitte casalinghe, sono la prova di quanto è accaduto e potrà accadere. Ma neppure Zamparini che pure, conoscendolo, non avrà gradito le sue scelte, soprattutto in difesa, sembra allarmato. Perché De Zerbi è fatto così. Prendere o lasciare. Il suo modello di squadra comporta piena adesione dai dirigenti ai magazzinieri. Tutti debbono capire dove sta andando, tutto ha un senso dai passaggi all’indietro alle rovinose cadute. De Zerbi studia per diventare guru e maestro. Va in campo e gioca con gli altri come se il tempo non fosse passato, grida e rimprovera, per essere credibile e rispettato. Una nuova scuola che comunque comporta enormi rischi. In A, per esempio, non si può prescindere dalla qualità. Sei forte? Hai giocatori importanti? Da questo punto di vista l’inesperienza può produrre fatali sorprese. De Zerbi è veramente convinto che questo gruppo sia all’altezza del campionato e di scrivere la salvezza, se non di stupire? Oppure deve rendersi conto che di Ljajic, che fanno la differenza, sulla strada ne troverà tanti altri? Si è chiesto se Hiljemark…? Se Bruno Henrique è quello che si aspettava? Se Nestorovski…? Se il modulo spregiudicato…? Se mancano gli elementi decisivi? Dubbi da risolvere. Come resta il fatto che De Zerbi non è Ballardini e non è Iachini. Da lui non bisogna aspettarsi pratica di strada o i consigli della nonna. Soltanto onestà. Piuttosto andrà a sbattere per convinzione. Roberto è un rivoluzionario nato, più integralista di Zeman che con il suo sorriso accennato nascondeva però l’ironia e la consapevolezza di chi la sa lunga. De Zerbi l’ha confessato. È un principiante che vuole trovare identità precisa, di pari passo con l’evoluzione della squadra. Possiamo crederci o no. Ma non liquidarlo con una semplice battuta o prevederne la fine con la classica collocazione accanto agli altri scalpi di Zamparini. De Zerbi è De Zerbi. Deve avere tempo per convincersi e convincere. Quanto? E chi lo sa? Il calcio è destino. E risultati. Allegri scappava dal ritiro e rientrava all’alba dal balcone. Oggi è la guida equilibrata di una Juve immensa. Dunque fiducia in bianco al tecnico rosanero? No, solo pazienza. Jim Morrison diceva: «Amo gli adolescenti perché tutto quello che fanno, lo fanno per la prima volta». E De Zerbi? Amiamolo anche noi. Vedendo solo il suo bicchiere mezzo pieno.”. Questo quanto Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”.