Corriere dello Sport: “Posavec: «Paro i rigori grazie a Gesù. Ogni giorno mi rivolgo a nostro Signore, ma non sono un fanatico o un bigotto»”

Ecco i segreti, cuore, amore e fede, del portiere che prega. Anche in campo. E durante la partita. Tutto per lui viene ricondotto ad un volere superiore. Un esempio. L’anno scorso Josip Posavec parò tre rigori. Fenomeno? «No, una mano arriva sempre dall’alto …». Lo stesso se viene salvato dalla traversa. Ogni cosa scritta o quasi. Fa il segno della croce prima di entrare o uscire dal terreno di gioco oppure alza i diti indici al cielo nel gesto di semplice invocazione. E va oltre con segnali cristiani per un pericolo scampato, per un gol evitato o fatto, un tiro sbagliato, un salvataggio. La Provvidenza più della bravura. IL MIRACOLO. Come San Paolo sulla via di Damasco. O quasi. «Non avevo un animo ribelle. Neppure da piccolo. In famiglia ho sempre ricevuto insegnamenti cristiani e soprattutto una grande educazione. Ringrazio i miei genitori per avermi fatto vivere in un ambiente sano e ricco di valori. Ma non è cominciato così il mio rapporto con Dio. Ricordo che, bambino, un giorno mi sono svegliato… diverso, come chiamato da una entità superiore e in cerca di un cambiamento. E ho pensato: non voglio essere come prima ma seguire un altro modello di vita. E’ tutto quello che posso dire. Non chiedetemi quale fatto o immagine abbia condizionato la mia scelta, un’emozione che non si racconta. Appartenere a Gesù? Sì per me Gesù è la ragione di vita, credo molto, ogni giorno prego e voglio vivere secondo il suo modello. Non da fanatico. Prego perché me la sento, vivo la fede in maniera intima. E ho capito che al mondo nessuno può amarti più di Lui. Frase che mi segue ovunque. Gesù e la Madonna. In estate in vacanza, sono andato a Medjugorje ed è già la seconda volta». LA MAMMA. «La mia prima regina. Fin dalla nascita, è stata sempre… tutto. Un affetto grande quanto l’universo. Senza il suo amore e quello della famiglia non sarei qui. E’ il mio sostegno in ogni momento. Non c’è un episodio che mi leghi particolarmente a lei. So solo che non mi ha dato mai uno schiaffo. Se giocavo a calcio fuori o a casa, se rompevo vetri o tornavo sporco, era sempre felice che mi divertissi. Segue anche il calcio. Ma quando c’è una partita, non riesce a guardarla e si commuove. Mio padre sì; lei gira per casa nervosa, sta dieci secondi davanti alla tv, poi scappa, preoccupata, temendo infortuni ed errori. Ma quando l’arbitro fischia è la prima che vedo o sento». LA FIDANZATA. “King and Queen”, la scritta sulle loro spalle in una foto di Instagram. «Iva è la seconda regina, dopo la mamma, e io il suo re. E’ la mia fidanzata, una ragazza bellissima e sono felice con lei. La sua presenza è fondamentale. Se rendo al massimo è perché mi trasmette tranquillità anche nei momenti più difficili. Quando torno a casa è sempre ad aspettarmi, mi regala emozioni uniche. Credo nel nostro amore. Ci siamo conosciuti a scuola, frequentavamo in Croazia lo stesso liceo, fino a tre anni fa. Poi siamo rimasti in contatto come amici, ci siamo rivisti ed è sbocciato il sentimento. E’ stupenda e fa anche la ballerina, però non classica, di latino americano. Ci piace il mare e mi vedete spesso con lei in spiaggia e con un cappello in testa. Quando il sole è troppo caldo lo metto, non per moda come Struna o Morganella, ma per non bruciarmi. Mi piacerebbe sposami e avere tanti figli ma solo Dio sceglierà quando». SICIGNANO E SORRENTINO. «Cosa ho preso da Sorrentino? Lo scrutavo nei minimi particolari per imparare i segreti del mestiere, lui è un maestro in Italia, uno dei più forti e ha esperienza infinita. La sua vicinanza mi ha fatto crescere. Particolari però che non si raccontano. Altrimenti che segreti sono? Sicignano? Fa un lavoro stupendo, sono maturato con lui e tanto. Se mi sento in grado di partire da titolare è grazie a lui. Scherza ma quando ci alleniamo? Non ammette distrazioni. Con Sicignano ho realizzato il primo sogno della mia vita: quando ero bambino pensavo di esordire nella A italiana e di emulare Buffon. Ce l’ho fatta anch’io a debuttare, novanta minuti contro il Bologna che non dimenticherò mai. E non mi fermo. La mia testa guarda al prossimo allenamento, alla prossima partita, all’amichevole con il Marsiglia, al campionato. Giorno dopo giorno. Non importa il nome dell’avversario. E senza paura. Sono pronto».” Questo quanto riportato nell’edizione odierna del “Corriere dello Sport”.

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Redazione Ilovepalermocalcio