L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sul Mondiale in Qatar che avrà inizio da questa domenica.
Fra meno di una settimana inizierà in Qatar il Mondiale che trasuda soldi e non profuma di calcio. Il Mondiale voluto da una Fifa in adorazione dell’unico dio che conosce, il denaro. Con protervia, il torneo spacca a metà i campionati e le coppe, che riprenderanno a gennaio. Importante è che i qatarioti abbiano ottenuto quanto hanno chiesto. E lautamente pagato. Ma chi ha la passione per questo gioco vive in perenne contraddizione. Come dice Sarri: «Quando in tv vedo verde, mi fermo davanti allo schermo».
E ci fermeremo in tanti anche stavolta, aspettando con curiosità mista a tristezza (ci sarà il verde del campo, ma mancherà di nuovo l’azzurro delle nostre maglie) l’inizio di un torneo che, quanto meno, potrà contare su giocatori non spremuti da una stagione intera. Se giocheranno male, non avranno l’alibi della stanchezza, delle 50 partite alle spalle.
Passando alla fase a eliminazione diretta, è inevitabile banalizzare il pronostico: Brasile, Francia, Spagna, Germania e Argentina. Dietro Inghilterra, Uruguay (Valverde è in condizioni splendide), Belgio e Croazia (con Modric tutto è possibile). Il Brasile ha davvero tutto. Un grande portiere, anzi, due grandi portieri come Alisson ed Ederson, una difesa in cui Marquinhos è il dominatore, forse a centrocampo non è al top nonostante Casemiro e in attacco ha due fulmini come Neymar e Vinicius. La Francia è il Brasile d’Europa, non ha un portiere all’altezza dei due della Seleçao, però in difesa e soprattutto in attacco (Benzema insieme a Mbpappé, il Pallone d’Oro di oggi e il Pallone d’Oro degli anni a venire) raggiunge cime assolute. La Spagna è la nazionale dal gioco più consolidato, non sembra una selezione ma una squadra di club, in cui i giovani talenti di Gavi e Pedri, di Yeremi Pino e Ferran Torres sono destinati a lasciare un segno in questo Mondiale. E se si parla di solidità e di organizzazione non si può mettere dietro la Germania: la gran parte dei giocatori che Hans-Dieter Flick ha portato in Qatar non rubano l’occhio come quelli del Brasile e del Portogallo, ma la Germania è storicamente una nazionale da battere. L’Argentina non ha una difesa di livello straordinario, lo stesso si dica per il ruolo del portiere, sale di tono col centrocampo e arriva al punto più alto con l’attacco, con Dybala, Di Maria, Lautaro Martinez, Gonzalez e Correa, oltre a Messi.