Corriere dello Sport: “Plusvalenze, ci risiamo”
L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulle plusvalenze e la visita della Guardia di Finanza nelle sedi di Roma e Lazio.
Un altro caso plusvalenze travolge stavolta Lazio, Roma e Salernitana. E fa tremare soprattutto il senatore Lotito, il suo braccio destro Tare, i Friedkin e l’ad Berardi, unendo nel destino (e anche nella paura) le due rivali capitoline. Per entrambe si prefigura uno scenario in stile Juve, perché i pm nei loro fascicoli hanno usato le stesse parole – «plusvalenze fittizie», «false comunicazioni sociali», «falso in bilancio» – che dal 2021 fanno tremare il club bianconero. E dunque, prepariamoci a tutto. Anche a ritrovare le romane a braccetto in tribunale, perché dall’ambito penale (coi suoi tempi indefinibili) si passerebbe inevitabilmente alle aule della giustizia sportiva che è sì tempestiva (sentenze veloci) ma anche “punitiva” (come dimostra il -15 ai bianconeri) secondo quei tifosi che giustamente sono più preoccupati delle classifiche che dei bilanci.
PERQUISIZIONI . Le procure di Roma (per la Roma) e Tivoli (per la Lazio, che ha sede a Formello) ieri hanno spedito la Guardia di Finanza nelle sedi dei club per portare via computer, server, cellulari, appunti e documenti. Tre blitz pomeridiani, inaspettati e per questo clamorosi. Sul banco degli imputati ci sono i volti più noti di Lazio e Roma e gli uomini del famoso trust che hanno guidato il club granata negli ultimi mesi del 2021, facendo da ponte tra la vecchia proprietà di Lotito e la nuova di Iervolino, che non è i ndagato. L’indagine prende certamente spunto dall’inchiesta Prisma, «ma non è collegata alle indagini di cui è stata notizia sugli organi d’informazione» come hanno precisato gli inquirenti.
INDAGATI. Finiscono sotto indagine Lotito (la Finanza non ha portato via il suo cellulare, essendo senatore), il ds Tare, Dan Friedkin e suo figlio Ryan, vicepresidente della Roma, ma anche l’ad Berardi, i dirigenti di ieri (Pallotta, Gandini, Fienga, Baldissoni) e quelli di oggi che hanno ruoli apicali nelle questioni economico-finanziarie dei club, pur lavorando lontano dai riflettori mediatici come Moschini e Cavaliere per la Lazio e Malknecht e Francia per la Roma. I pm contestano le plusvalenze ritenute «fittizie», «generate attraverso valutazioni artefatte dei giocatori» con relativa emissione di «false fatturazioni» relative agli anni 2017, 2018, 2019, 2020 e 2021. Lazio e Salernitana dovranno rispondere degli affari Sprocati, Casasola, Marino, Cicerelli, Novella, Morrone e Akpa Akpro, un “via vai” di tesserati che secondo i fan biancocelesti è risultato più penalizzante sportivamente (ed economicamente) per la Lazio, visto che l’altro club di Lotito avrebbe beneficiato dei “flussi” provenienti da Formello. I pm di piazzale Clodio, invece, hanno concentrato la loro attenzione sulla Roma e sulla compravendita di vari calciatori, da Marchizza, Defrel e Frattesi (affari col Sassuolo), passando per Tumminello e Cristante (con l’Atalanta), Luca Pellegrini e Spinazzola (con la Juventus), fino ad arrivare a Cetin, Cancellieri, Diaby e Kumbulla (con il Verona). Acquisti, cessioni, bonus, ma anche valori netti contabili e plusvalenze realizzate (la più consistente per la Roma è quella di Pellegrini, oggi alla Lazio, che ha portato 21.097.000 milioni): nel dettagliato atto della procura ci sono persino le tabelle.
LAZIO-SALERNITANA. A Lotito e agli altri dirigenti della Lazio vengono contestate le violazioni degli articoli 81 e 110 del codice penale, cioè «reato continuato» e «concorso di persone nel reato», ma anche l’articolo 2 del D.Lvo 74/2000, cioè «dichiarazione fraudolenta mediante l’uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti». Le varie colpevolezze sono ovviamente da dimostrare e questo vale per tutti gli indagati. La Lazio è quotata in borsa e dovrà rispondere della violazione dell’articolo 2622: «false comunicazioni sociali delle società quotate». Leggermente diversi i capi d’imputazione per i dirigenti della Salernitana, cioè per gli ex amministratori Corradi (fino al 25/06/21) e Marchetti (fino al 13/01/22) e per l’ex ds Fabiani: qui si parla di art. 8 del decreto 74/2000 (anziché il 2) e di art. 2621 del codice civile (anziché il 2622), poiché i campani non sono quotati in borsa.
ROMA . Nel decreto di perquisizione che riguarda la Roma (la GdF ieri è stata sia a Trigoria sia negli uffici di viale Tolstoj), le due pm Ceraso e Calabretta contestano l’omissione di «fatti rilevanti la cui comunicazione è imposta dalla legge sulla situazione economica, patrimoniale o finanziaria» (la Roma era quotata in borsa fino al 14 settembre 2022, data del “delisting”) e, con riferimento all’ipotesi di aver gonfiato il valore di alcune trattative, parlano nel loro atto di «operazioni connotate da valori notevolmente maggiorati o comunque non conformi rispetto a quelli di mercato». Anche qui, vengono tirati in ballo l’art. 110 e l’art. 2622. Il club dovrà anche rispondere della «responsabilità amministrativa da reato». Per gli affari del 2017 sono indagati Pallotta, l’ex ad Gandini e Malknecht (dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari), per il 2018 solo l’ex presidente e Malknecht, per il 2019 anche Baldissoni e Fienga, mentre negli esercizi più recenti ovviamente la nuova proprietà americana assieme al l’ad Berardi e al successore di Malknecht, cioè Giorgio Francia. I magistrati avrebbero evidenziato valori non corrispondenti a quelli effettivi con l’obiettivo di «creare fittizie plusvalenze pari alla differenza tra valore di cessione e valore netto contabile». Come nel caso Juve, fanno rumore soprattutto le operazioni “a specchio” tra due società, cioè quelle in cui i club si accordano per uno scambio sovrastimandone il valore di mercato allo scopo di minimizzare il flusso di cassa. Una pratica piuttosto diffusa nel calcio di oggi, ma che sta diventando sempre più la “pistola fumante” di chi indaga alla ricerca di illeciti.