“Pergolizzi eremita forzato: «Ma penso al Palermo»”
L’edizione odierna del “Corriere dello Sport” riporta le parole del tecnico del Palermo Pergolizzi. L’emergenza lo ha costretto a chiudersi in casa. Da solo o quasi. Un ritorno alle origini, senza moglie e figli rimasti “prigionieri” ad Ascoli. Tornare nelle Marche, è stato l’impulso immediato perché è Anna Maria, la moglie, l’anima della famiglia. Ma non si poteva. Per Rosario un vuoto difficile da colmare. Dunque, tutto il giorno, o quasi, da solo, a telefonare ai suoi, leggere, riposare, guardare tv, studiare in attesa di capire cosa c’è fare. Ci sono squadre che vorrebbero riprendere e altre, come il Palermo, che pensano di prolungare la pausa. «Non si capisce nulla – ci diceva giorni fa il tecnico – la mattina ognuno si sveglia e fa quello che vuole, non vedo niente di bello all’orizzonte». Pergolizzi si allinea ai contenuti del decreto sicurezza: «La salute prima di tutto, siamo preoccupati e ci auguriamo che si possa, al più presto, tornare nella norma. Ma, finché c’è un malato, esiste il rischio. Il contagio di calciatori di serie A, ai quali va la nostra solidarietà, prova che, anche in condizioni di estrema cautela, siamo esposti al virus». Le giornate sembrano interminabili anche perché manca il contatto del campo. Pergolizzi parla e discute al cellulare con i collaboratori. Ma i calciatori non si sognano di inserirlo – è il mister! – nella loro chat. Anzi ne approfittano per disintossicarsi dalle scorie di una stagione trionfale ma faticosa. C’è chi ha famiglia con sé come Pelagotti, Crivello, Accardi e i giovani palermitani; chi come Ricciardo è abituato a vivere da solo; chi, come Martin, ha visto appena il figlio Leonardo nato da meno di due mesi; altri sono con le fidanzate o soli con i loro problemi come Lucca e Silipo. E se si tornasse a giocare a maggio? Come stare fermi per oltre due mesi? E come tornare ad allenarsi? Pergolizzi prepara un nuovo campionato. Il primo lo ha già vinto. Si ripartirà, quando non si sa, da zero e alla pari. Un secondo ritiro: nelle ultime otto giornate, ci sarà da costruire condizione fisica, mentale e muscolare, alla luce di una stagione più calda. Un impegno serio. Soprattutto se i tempi si allungheranno. La sensazione, per Pergolizzi, è che, prima di maggio, non si possa ricominciare. E che, comunque, la squadra ce la farà. «Il gruppo ha una forte cultura del lavoro, dobbiamo dare il massimo anche nella preparazione “casalinga”. Un periodo da vivere come prova di maturità, senza azzardare previsioni di alcun tipo. Quando tutto finirà, potremo tornare a parlare anche di calcio».