“A costo di rischiare, De Zerbi vuole un Palermo che costruisca la manovra da dietro, che giochi la palla anche coi difensori, che non la butti a casaccio. E spiega dettagliatamente perché: «Iniziare l’azione da dietro non è un rischio, forse lo sembra oggi per la squadra perché le conoscenze non sono definite e i movimenti non ancora letti da tutti nello stesso modo. Chiedo di giocare palla a terra perché così ritengo più facile arrivare nella metà campo avversaria. Statisticamente chi agisce così ha più gestione della partita. Ma i miei non sono obbligati al gioco corto, se non si può, si sale col lancio lungo. Del resto, io devo lavorare secondo le mie convinzioni, quindi bisogna adeguarsi. Possono sembrare scelte penalizzanti, ma io credo che alla lunga saranno vantaggiose per tutti, anche per la gente che verrà a vedere le partite». I prototipi. De Zerbi fa bene a non arretrare di un passo ma deve trovare un punto d’incontro fra il suo calcio spregiudicato e le necessità di equilibrio tattico. Un esempio? Come secondo trequartista oggi vedremo ancora un centrocampista prestato al ruolo (Hiljemark o Chochev): «Per mia idea vorrei là un giocatore più offensivo, poi devo saper capire il tipo di partita e anche il momento che vive la squadra. Quaison? È un talento di altissima qualità, ma si è aggregato al gruppo solo questa settimana. In quella posizione faccio molto affidamento su di lui, come su Bentivegna e Sallai: quello è il prototipo del giocatore che voglio». Non drammatizza le difficoltà vissute finora al Barbera: «In casa non abbiamo fatto punti, fuori sì, ma ci è girato qualche episodio a favore. Ci saranno momenti in cui accadrà il contrario, noi lavoriamo per diventare continui». Chiede di più rispetto al pari con la Samp: «A Genova siamo stati ripresi all’ultimo secondo però potevamo fare meglio: c’erano spazi per essere più pericolosi. Col Torino dovremo dimostrare che sul piano della cattiveria non siamo inferiori a nessuno».”. Questo quanto si legge su “Il Corriere dello Sport”.