L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sui candidati al pallone d’oro, in particolar modo concentrandosi su Jorginho.
Premesso che i premi è sempre meglio vincerli che non vincerli, anche quelli da poco, il Pallone d’Oro è la testimonianza della Grandeur francese del mondo. Infatti loro ne parlano tanto perché l’hanno inventato – verrà assegnato il 29 novembre a Parigi da France Football – noi perché riconosciamo, anche perché abbiamo contribuito con altri Paesi a incrementarla, la sua importanza. Così, per amore di polemicuzza, se il colpo di genio l’avesse avuto un giornale italiano, i francesi se lo filerebbero poco o nulla, certo non raggiungerebbero le vette abissali della nostra fibrillazione. Dati causa e pretesto, come direbbe Guccini, comunque facciamo sempre lo stesso e cioè ne parliamo in continuazione, anche prima, ma di più nella seconda parte dell’anno, avvicinandoci alla data fatidica. In questa occasione in modo più ampio, perché c’è un italiano in lizza. Italiano anche se, per l’anagrafe, fa Jorge Luiz Frello Filho e nel football, Jorginho. Su di lui sventola il tricolore per via di un avo (Frello) che partì dalla provincia di Vicenza.
Non è il primo “oriundo” della nostra Nazionale, ma lui, a differenza di altri è stato determinate per arrivare a un grande successo. E a differenza di altri, come Mauro German Camoranesi, fondamentale nell’Italia Campione del Mondo 2006, canta l’inno. Siamo anti-italiani nell’intimo, ad esempio giudichiamo male la creatura di Goffredo Mameli, ma se un calciatore non la intona a tutta voce glielo andiamo subito a rinfacciare. Camoranesi non si scompose e rispose a muso duro: «Sono diventato italiano per vincere non per cantare». Applausi. Però Jorginho e pure Emerson cantano e noi vecchi patrioti risorgimentali ci commuoviamo assai. Doppi applausi.
La lunga premessa serve per dire che, comunque, il patriottismo c’entra ed è una bella spinta a sostenere la sua candidatura, ma nella competizione del Pallone d’Oro di quest’anno, Jorginho è in testa al mio personalissimo cartellino anche se non indossasse la maglia azzurra. I francesi, bontà loro, nell’anticipazione dell’Équipe, parente di France Football, hanno inserito Jorginho nella lista ristretta dei cinque uomini che potrebbero diventare d’oro. Con il nostro Frello ci sono: Lionel Messi, ça va sans dire, recordman con sei attribuzioni, l’ultima nel 2019; Cristiano Ronaldo, pure lui sempre prese nte, cinque titoli; Karim Benzema; Robert Lewandowski, che un anno fa lo avrebbe meritato per aver trascinato al successo in Champions League il Bayern Monaco. Però nel 2020 i francesi non lo hanno assegnato, anche perché gli giravano (cfr. Paolo Conte) per non aver ripreso il loro campionato, a differenza di tutti gli altri tornei più importanti. Quindi stabilirono che, se non l’avevano ripreso loro, il pallone non s’era visto. Da vecchio frequentatore di sagrestie mi viene il sospetto che se il Psg avesse vinto la Champions, chissà, il Pallone d’Oro l’avrebbero tirato fuori prontamente dalla scatola. Ma ha perso, quel dommage.
Ora io ho sempre pensato che il trofeo dovesse venire assegnato non al più forte giocatore in circolazione, ma a quello che è stato determinante nel far conquistare uno o più trofei alla sua squadra. Talvolta è andata così, ma ci sono state eccezioni che urlano vendetta. Su tutte quella del 2010, quando il fallimentare Messi superò il monumentale Andrés Iniesta che aveva condotto la Spagna al primo titolo Mondiale della storia. Se il premio va alla grandezza e al curriculum, beh, allora ditelo con anticipo e datelo a Messi fino al ritiro, ma se contano qualcosa i trofei, allora deve vincere Jorginho. Non è un fuoriclasse ma in questo 2021 è stato centrale nel Chelsea e nella Nazionale italiana. Ha partecipato a tre manifestazioni internazionali, Champions League, Europeo e Supercoppa e le ha vinte tutte e tre. Tre contro uno: Messi ha vinto la Coppa America, di cui è il miglior giocatore, ci mancherebbe.
Come dicevamo all’inizio, questo è un premio francese, infatti ritroviamo nella cinquina finale anche Karim Benzema. Bravo e con un grande palmares, ma spero non sia tra i cinque per la Nations League. Conclusioni: già mi irriterei se Jorginho non vincesse, ma se uno degli altri tre prendono più voti di lui, d’ora in poi questo premio lo chiamerò “Balla d’oro”.