“Alla fine la domanda è per il Palermo: ma non sarebbe stato giusto rischiare qualcosa in più? Già, perché gli uomini di Novellino, pur senza far miracoli, la gara alla fine se la sono giocata, facilitati da un Empoli praticamente in versione dimessa. Quasi irriconoscibile. Alla squadra siciliana forse è mancata la tranquillità. La serenità bloccata dalla paura di una stagione sempre in salita. Forse sarebbe bastato un Palermo capace di osare, di gettare sul campo oltre all’orgoglio e alla misura anche un pizzico di cuore. Perché i rosanero ogni volta che hanno provato a spingere hanno finito con il trovare un Empoli molle, lento, prevedibile. Come se Giampaolo non avesse azionato il motore di avvio. Una squadra come «assopita» e le undici gare senza vittoria stanno lì a dimostrarlo. Così alla fine ha prevalso il comune senso dell’indisponibilità al rischio. Meglio un punto che farsi del male. Naturali i fischi di una parte dei tifosi toscani, assolutamente delusi. Al Palermo resta il tarlo di quella domanda: se avesse rischiato di più. Ma adesso la paura è compagna pericolosa, capace di frenarti, di toglierti ogni velleità. Così, stancamente, è stata vissuta questa non-partita. Non perdere è già abbastanza. E infatti Novellino festeggia al fischio finale il primo punto conquistato. LA NON-PARTITA. La squadra di Giampaolo è a un passo dal «timbrare» la salvezza, traguardo sognato in estate, e anche una classifica da applausi. Quella rosanero è invece ad accumulare sofferenza. Cinque punti, da gennaio a Torino, poi solo pareggi e sconfitte per l’Empoli dove rientrano Mario Rui e Tonelli. Nel Palermo la novità è Novellino che prova il «falso nueve», Vazquez, per cercare di non offrire punti di riferimento. Centrocampo siciliano a grande densità. Empoli in linea con quello che ha espresso in tutto l’anno. Tatticamente Jajalo sta davanti alla difesa (seguendo palmo-palmo Saponara) schierata a quattro. La linea è Struna, Gonzalez, Andelkovic, Pezzella. LA GARA. Primo tempo di poco, anzi praticamente di niente. Palermo impaurito, raggrumato, con poche verticalizzazioni, con i soli Vazquez e Trajkovski che ogni tanto appaiono, improvvisi flash nel buio generale. Obiettivo non lasciare spazi, tutti dietro la linea della palla. Compressi. Dall’altra parte l’Empoli, che non dovrebbe avere le paure che attanagliano il Palermo, pare in giornata di… scarico. Se si eliminano un paio di accelerazioni di Saponara e qualche «illuminazione» di Pucciarelli, per i toscani sembra poco più di un allenamento. Come se i giorni belli di qualche settimana fa si fossero esauriti. Parlare di emozioni nel primo tempo è francamente troppo. Alla fine comunque appare più vivo il Palermo di un Empoli che sembra lasciar passare il tempo in attesa del fischio finale. Tutti comunque sembrano con il freno a mano tirato. Obbligo di cronaca: al 14′ Vazquez conclusione alta, due minuti dopo Paredes a lato. Al 18′ colpo di testa di Quaison, al 37′ tiro debole di Pucciarelli. Al 45′ Hiljemark non sfrutta quella che forse è l’unica occasione lineare del match. In chiusura di tempo si infortuna e esce dal campo Laurini, sostituito da Bittante. Tutto qui, appunto quasi il niente. Nella ripresa Novellino prova a mettere Lazaar (che rientra dopo oltre un mese) al posto di Pezzella. La ripresa, se possibile, è più brutta anche del primo tempo. Un accenno di sussulto arriva solo al 24′ con fallo su Brugman, posizione preziosa per Trajkovski, con palla che sale oltre la traversa. Un frammento di brivido nella placida e tiepida serata toscana. Immensi i rimpianti del Palermo nell’unica, vera, occasione da gol del match: minuto 33, dopo batti e ribatti, da Vazquez una palla comoda per Struna che si trova a disposizione una sorta di rigore-mobile, palla che esce sopra la traversa”. Questa l’analisi di Empoli-Palermo condotta dall’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”.