L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sul Palermo che si prepara allo sprint finale.
Si riparte, e quel morale a terra deve essere rialzato in fretta. Le forze il Palermo le deve trovare dentro di sé, ci sono quasi 15 giorni per preparare la gara di Pisa ed ancora di più per reimpostare un finale di stagione su basi diverse, con una condizione psicofisica da migliorare (se non da ricostruire) e con l’obbligo di non nascondersi dietro alle critiche ad un allenatore che la società ha confermato dando un segnale preciso anche e soprattutto allo spogliatoio.
Di Francesco. Attento anche all’aspetto della comunicazione, alla ripresa degli allenamenti, il Palermo ha scelto di far parlare Federico Di Francesco, uno fra i più vivi nella brutta serata col Venezia. Pur consapevole che oggi ogni parola può sembrare vana se non viene accompagnata da atteggiamenti in campo, l’ex Lecce non si è nascosto dietro ad alibi ed ha affrontato tutti i temi di questo momento complicato:
«Le cose venerdì sera non sono andate come desideravamo – le parole dell’attaccante al sito ufficiale rosanero – abbiamo giocato una partita al di sotto delle aspettative, era un’occasione importante ma non siamo riusciti a dimostrare il nostro valore. Nei primi 15′ eravamo partiti in maniera positiva creando anche qualche bella trama di gioco, poi dopo il loro vantaggio tutto è cambiato. Cosa non ha funzionato? il non essere riusciti a reagire nella maniera che serviva, dopo il gol ci siamo smarriti, siamo stati confusionari nel cercare il pareggio ed è arrivato anche il secondo. Dovevamo avere più equilibrio, siamo stati poco lucidi. Ed anche nel 2° tempo, quasi mai pericolosi».
L’unica medicina. «Dopo la partita fra noi regnava una grande delusione – racconta Di Francesco – ci siamo guardati negli occhi, dicendoci che dobbiamo fare molto di più per raggiungere i nostri obiettivi. Ne siamo consapevoli e dobbiamo ragionare da squadra unita, nella vittoria come nei momenti duri. Non si metta in dubbio l’unità del gruppo, siamo una cosa sola e continuiamo a credere che sia possibile finire il campionato alla grande. I fischi a fine gara ci fanno molto male, ma allo stesso tempo servono a farci capire le responsabilità che abbiamo nei confronti del Palermo e dei suoi tifosi».
Una parola importante anche sulla posizione dell’allenatore: «Corini? Ci ha sempre sostenuto e ci è stato vicino, ci affidiamo a lui, è stato una bandiera di questa squadra e nessuno meglio di lui sa cosa significa vestire questa maglia. Dobbiamo lavorare tutti assieme per risalire la china. Cosa serve? In questo momento l’unica cosa è fare risultati per ribaltare la situazione, far rinascere entusiasmo e riaccendere la piazza. Mancano 8 partite, è un mini campionato e noi crediamo ancora alla serie A pur sapendo che dobbiamo dare di più. La sosta ci può aiutare, è stato un periodo emotivamente difficile, abbiamo sentito il peso di questa situazione. Ragioniamo partita dopo partita, cominceremo da Pisa su un campo difficile, ma vogliamo vincere per dare una sterzata alla stagione».