L’edizione odierna de Il Corriere dello Sport si sofferma sul Palermo Senza un leader.
Questione di leadership. Uno dei problemi riconducibili al deludente rendimento del Palermo è anche l’assenza in squadra di un vero leader. Sesto posto in classifica con 13 punti di distanza dalla prima e 11 dalla seconda. I numeri dicono che il ritmo della compagine rosanero, costruita per un campionato di vertice, è nettamente al di sotto delle aspettative. Diverse cose non funzionano. Una delle più evidenti è l’assenza di spirito di sacrificio e di grinta da parte della massima guida tecnica e di alcuni giocatori in rosa. Ma anche, soprattutto, di leadership. In realtà, è però così difficile individuare in questo organico elementi con un curriculum importante (Insigne, uno dei più ispirati in questo periodo, è in compagnia di Segre, Marconi, Lucioni, Verre e Di Francesco) e capaci potenzialmente di dare quel contributo in più gara. La leadership, però, è un’altra cosa. Ed è questo punto a svelare la carenza del Palermo e la difficoltà della squadra. Al momento, manca chi può prendere per mano la squadra e urlare o scuotere per leggere in maniera puntuale le situazioni, in campo e fuori, e aiutare il gruppo a superare i momenti più delicati.
CRITICITÀ: La società aveva provato in estate a “rimediare”. Il problema è che tutti i rinforzi estivi che sono stati chiamati hanno sortito effetti ben al di sotto delle attese, due elementi come Lucioni e Di Francesco arrivati nella logica di innestare nella squadra quella dose di esperienza utile a lungo termine. Ma il Palermo non ha preso un leader vero. E forse non avrebbe risolto tutti i problemi ma non c’è dubbio che sia il portiere classe ’93, in un ruolo delicato, sia il centrocampista ex Lecce avrebbero avuto un certo “peso”. E anche l’esperienza di Lucioni sarebbe stata preziosa. Il 37enne difensore avrebbe dovuto sgomitare per guadagnare un posto in prima fila ma nel suo dna c’è di cui la squadra avrebbe bisogno allo stato attuale sul terreno di gioco: uno con le “spalle larghe” e lo spirito del combattente. E il leader tecnico? Sulla carta, ci sarebbe Brunori. Un attaccante che ha dimostrato di saper fare la differenza. Ne è consapevole pure Dionisi chiamato, tuttavia, a rilanciarlo e metterlo nuovamente nelle condizioni di lasciare il segno.