L’edizione odierna del “Corriere dello Sport” evidenzia alcuni dettagli dell’udienza di ieri presso la Corte federale d’appello. Si era messa male per il Palermo: il procuratore aggiunto Chiné aveva sferrato un durissimo attacco, producendo una sentenza della Terza Sezione Penale della Corte di Cassaione inviata dal PM del Tribunale di Palermo Fusco. La Suprema Corte, nel rigettare il ricorso di Zamparini, aveva giudicato Alyssa come «società di comodo non operativa» con «finalità frodatoria» delle iscrizioni contabili dei crediti oggetto d’imputazione, trattandosi allo stato degli atti di «cespiti inesistenti». Un colpo di scena che ha colto di sorpresa il team di avvocati del club rosanero, intenzionati a ribadire la natura non fittizia dell’operazione. Tra le tesi difensive si evidenziava la sanzione eccessiva del primo grado, considerando l’esclusione dai play-off. «Siamo parzialmente soddisfatti del risultato – sostiene l’avvocato Francesco Di Ciommo, intervenuto dopo la sentenza di primo grado del lungo processo al Palermo – ma senz’altro contenti di aver incassato una sentenza che riconosce la sproporzione della condanna inflitta dal TFN. Condividiamo con gli altri legali del collegio difensivo (Francesco Pantaleone, Francesca Trinchera, Gaetano Terracchio e Antonino Gattuso, ndr) impegnati da sempre in questa battaglia, la curiosità di leggere le motivazioni della sentenza visto che a nostro avviso c’erano tutte le condizioni per cancellare del tutto la condanna di primo grado. Fermo restando il vivo apprezzamento per l’approfondito lavoro svolto dalla Corte nell’ambito di un’udienza che si è rivelata molto complessa»