Corriere dello Sport: “Palermo quanta confusione, un cambio al mese. Da novembre 2015, è un vortice di trasformazioni. Zamparini ha assunto…”

Carnevale Palermo. Da 14 mesi in viale del Fante si susseguono volti diversi, maschere accumulate come figurine, professionisti sostituiti senza un criterio, e soprattutto senza un reale vantaggio per la squadra, affondata in una classifica umiliante. Da novembre 2015, data del pazzesco esonero di Iachini dopo una vittoria (e con la squadra al 12° posto in classifica, da allora è andata sempre più in basso), è stato un vortice di cambiamenti di ordine tecnico che ha coinvolto una ventina di persone: 10 allenatori diversi, 5 direttori sportivi o responsabili dall’area tecnica se volete, più consulenti che non sono tesserati ma di fatto lavorano per il club. Un balletto dell’assurdo, una testimonianza della confusione più assoluta che regna ormai in casa Zamparini.

Record mondiale. Il presidente mangia allenatori ha perso ormai ogni inibizione in materia. Al posto di Corini, arriverà il quarto tecnico stagionale (quasi certamente Diego Lopez), dopo che già lo scorso anno era stato battuto qualsiasi record con 9 cambi di gestione tecnica durante il campionato. La parola continuità non esiste nel vocabolario di Zamparini. Paradossalmente l’elenco iniziò dopo un periodo di insolita calma del patron, che aveva tenuto lo stesso allenatore, Beppe Iachini, per ben 775 giorni di fila. Dal giorno del suo esonero, 10 novembre 2015, ecco la sarabanda. Ballardini che poi rompe coi senatori, la soluzione a sorpresa Guillermo Barros Schelotto, leggenda del calcio argentino che però non possiede il patentino italiano. La saga di assistenti e tutor di quel periodo (Viviani, Bosi, Giovanni Tedesco) prima del ritorno di Schelotto in Argentina quando si capisce che per regolarizzare la sua posizione occorreranno almeno due anni di corso. Di nuovo Iachini, con tanto di scuse pubbliche del presidente rimangiate dopo 3 partite, ancora Novellino, prima del disperato ritorno di Ballardini. Che solo nelle ultime 4 giornate, buttando dentro proprio i senatori, miracolosamente conquista la salvezza. Ricominciare con più serenità? Macché. Confermato con più di una perplessità, Davide non ottiene rinforzi e lascia la panchina dopo un buon pareggio a San Siro con l’Inter. Altro valzer, col giovane rampante Roberto De Zerbi proveniente dalla Lega Pro. Poi, dopo la paurosa serie di sconfitte senza precedenti, 7 di fila, ecco Corini, storia recente ed appena conclusa. Con Lopez, faranno 10 facce diverse succedutesi nella gestione tecnica rosanero e 12 cambi di conduzione in 14 mesi.

Scrivania bollente. Ma non è solo la panchina a scottare a Palermo. A dimostrare che si procede per tentativi, è soprattutto il vorticoso giro di direttori sportivi e dirigenti incaricati di stare vicino alla squadra o fare filtro col presidente. Rapporti che durano lo spazio di pochi mesi perché svuotati di reale autonomia. Nel 2015/16 c’è Manuel Gerolin in quel ruolo, ma già sul finire dell’anno, di fatto il dirigente più presente è Gianni Di Marzio. 75 anni, ex allenatore del Palermo e vecchio amico di Zamparini, Di Marzio non ha mai assunto un incarico ufficiale preferendo restare come consulente in posizione più defilata. Così Zamparini in estate ha ripreso Rino Foschi, che però non digeriva lo stuolo di procuratori e agenti slavi (Davor Curkovic in testa) che mette bocca da tempo nelle scelte rosanero; già a fine luglio, il rapporto si interrompe e Zamparini chiama un giovane, Daniele Faggiano, che lascia il Trapani per correre in Serie A. Non avrà mai un peso effettivo, e dopo l’esonero di De Zerbi si dimetterà anche lui. Il vuoto di potere è momentaneamente coperto da Dario Simic, ex brillante difensore di Inter e Milan che però non ha la qualifica adeguata e si limita a dare una mano. Oggi ci prova il saggio Nicola Salerno, che dopo tanti anni con Cellino, le ha viste un po’ tutte ed ha un buon rapporto personale con Zamparini. Totale, almeno altre 7 persone nell’arco di soli 14 mesi. Un Carnevale, che non fa più ridere nessuno”. Questo quanto si legge nell’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”.