“Dalla Cina al Barbera. Dalle sue notti magiche alle speranze di Francesco Di Mariano, fi glio della sorella Rosy. «Gli auguro tanta fortuna, talento ne ha quanto e più di me», -la benedizione di Totò Schillaci -. Sabato, tutta la famiglia sarà allo stadio …». A tifare per l’astro nascente. E Francesco sfi derà il suo primo amore, cioè il Palermo, davanti a due simboli del calcio, compagni di squadra nella Juventus: uno mondiale, Totò appunto che in rosanero non ha mai giocato; e l’altro di “casa nostra”, Corini, capitano e bandiera del periodo d’oro di Zamparini. Emozioni divise tra cuore e colori di maglia. Senza pronostici. TEDINO LA SORPRESA. Totò è tornato da due giorni. «Sono stato in Cina per una partita tra vecchie glorie: Ronaldo, Maldini, Shevchenko… La Cina vorrebbe fra qualche anno mondiali e titolo. Ci chiamano e io mi diverto». Della B sa poco. Ma tanto per ammettere che «il Palermo è costruito per la A. Squadra di ferro e da battaglia in una categoria dove il fattore fi sico prevale sulla tecnica». E Tedino? «E’giudizioso sul piano tattico e concreto. Ed imbattuto. Doti per una stagione vincente. Non si tratta di essere difensivisti o votati all’attacco. Non tutti sono come Zeman e non è facile lavorare con Zamparini. Ma i risultati sono dalla sua anche se bisogna trasformare qualche pareggio in vittoria». IL BARBERA PIANGE. Il Barbera piange. «I tifosi? Li capisco. Sul futuro della società non c’è chiarezza. Zamparini resta o va via? Poi comandano i risultati. L’unica medicina per dimenticare la retrocessione e le altre vicissitudini». Su Nestorovski e Coronado: «Nestorovski ha il fi uto del gol e l’ha dimostrato. Ma è soprattutto leader dopo la decisione di restare. Coronado può diventare una stella».
I DUE … SCHILLACI. Come Di Mariano, a diff erenza dello zio, più fantasista che centravanti. «Quando era a Roma, gli diedi un consiglio: Non basta chiamarsi Francesco e avere il 10 sulle spalle per essere Totti. L’anno scorso, Boscaglia lo utilizzava poco, non lo vedeva. Francesco si è demoralizzato ma ha resistito. Poi, ho parlato con Corini. Questo ragazzo creativo, dalla tecnica straordinaria, gli piaceva. Eugenio lo impiega in diversi ruoli, Francesco risponde. La carriera però si costruisce con sacrifi cio e impegno. Dopo il gol al Cittadella, gli ho spiegato che, per arrivare in alto, bisogna osare cioè dribblare, tirare in porta, e lui ha una botta dalla quale il Palermo deve guardarsi, se è il caso sbagliare perché aiuta a migliorarsi. Con Corini ha trovato posto e fiducia. Ora ci vuole convinzione. Non è più il bambino che, nella mia scuola calcio, a 5 anni, era più bravo di quelli che ne avevano il doppio. Non l’ho mai allenato, non ho mai scambiato due calci con lui, a 13 anni ha fatto le valigie, chiunque avrebbe capito che fi ore stava nascendo. Non mi sono mai intromesso negli aff ari di famiglia. Francesco mi stima e non gli manca niente per aff ermarsi. Ma il fatto che lo zio sia stato un grande campione non gli regala la gloria. Deve dimostrare di valere. A cominciare da Palermo»”. Questo quanto riportato dall’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”.