“Sei sconfitte in dieci partite, cinque consecutive al Renzo Barbera; il Palermo campione d’Europa per punti… non conquistati in casa, cioè zero; un solo pareggio racimolato nelle ultime cinque prestazioni; undici gol subiti contro Torino, Roma e Udinese (in totale, sette realizzati contro diciannove; due contro dodici tra le mura amiche); Nestorovski bomber, quattro centri (tre fuori e ora si è sbloccato anche al Barbera), di un attacco anemico comunque ad un passo dalla top ten. Un raggio di sole (Posavec l’altro), tra numeri, a dir poco, allarmanti. Per i più un disastro annunciato basato sulla considerazione di squadra debole, non all’altezza della Serie A e senza personalità; per i più teneri disagi da eliminare, prima che sia troppo tardi. Come? E soprattutto possibile senza ulteriori e immediati rinforzi? Ai miracoli non crede nessuno. Zamparini si affida, tra tante considerazioni, alla speranza che prima o poi la ruota debba pure girare, De Zerbi sposta tutto sul progetto crescita. Che rischioso era e rischioso resta. E che presuppone tempi di lavoro adeguati. Può consolare quanto il tecnico sostiene e cioè che si gioca un campionato nel campionato, con quattro squadre a sbranarsi per evitare la retrocessione? No, se il riferimento è al Palermo che, nel passato, ha seminato grandi campioni e attese. Sì, se guardiamo che ora si ritrova penultimo in classifica tra lo stupore, l’indifferenza, le critiche dei tifosi e l’esigenza, chiamiamola emergenza, di salvare il salvabile. De Zerbi non è uno che le mandi a dire. E dopo la sconfitta contro l’Udinese, forte anche della decisione di Zamparini di concedergli fiducia, mette in evidenza tutte le preoccupazioni, ma anche i segreti del suo pensiero positivo”. Questo ciò che si legge sull’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”.