Corriere dello Sport: “Palermo, l’ora di Fiore. Il difensore è pronto a dare una mano a Tedino: «Andremo in A perché siamo una squadra unita»”
L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” ha dedicato un pezzo a Courentin Fiore, che potrebbe presto esordire dal 1′. Ecco le sue parole:
“Primo belga nella storia del Palermo: Corentin Fiore, un santo alla moda, cognome di chiare origini italiane. «Volevano chiamarmi Alessio, ma mio padre folgorato dalle giocate di Corentin Martins, centrocampista dell’Auxerre, non volle sentire ragioni. Che io sappia, i Corentin in attività siamo due. L’altro è più famoso, almeno per ora (ride, ndc), Tolisso del Bayern Monaco». San Corentino possedeva un pesce magico che si rigenerava nutrendo se stesso e i suoi fortunati visitatori. «Io alimento le mie ambizioni, i tifosi e la famiglia. “Coco”, da bambino, per tutti. E per la mia fi danzata. Ha la mia stessa età, ci siamo conosciuti appena messo piede nello Standard. “Colpa” di suo padre magazziniere della under 16. Un giorno mi feci avanti: “Come ti chiami?”. “Elena”. Poi messaggi e telefonate fino all’appuntamento fatale, in una piazza di Liegi, lei a dirmi per prima: “Ti amo”. Siamo dello stesso segno zodiacale, Ariete, brontoloni, meticolosi e matti. Elena mi ha seguito e mi coccola. Di lei apprezzo la generosità. E lei di me? Che sono bello (ride, ndc)». Nato a Carnieres, vicino a Charleroi, il 24 marzo 1995. «No, a Gosselies. A Carnieres abitano i miei genitori niente ospedale, solo mille abitanti … Se li conosco per nome? Sono loro che conoscono me (altra risata, ndc). Fino a 10 anni abbiamo vissuto a Fontaine L’Eveque. Forchies La Marche la mia prima squadra, infanzia senza lampi, ero gentile con tutti. Scuola? Licenza liceale, con aspirazione di preparatore atletico chiusa nel cassetto, un solo sogno diventare calciatore». Fantasia comune fra i giovani. «Per me, una malattia. Papà Vincenzo era portiere, zio Michel ala sinistra, i cugini attaccanti. Unico difensore, centrale o di sinistra, il sottoscritto. Il destro? “Gli serve solo per salire sul bus”. Da sempre mi prendono in giro. A tavola sembriamo una squadra di calcio, ognuno dice la sua, papà mi segue come fosse l’allenatore e mi critica su tutto». Fiore, emigranti, miniere … Una storia d’altri tempi. «Vero. Il primo a partire in cerca di fortuna fu nonno Luigi, originario di Cosenza, che adoravo. Emigrò a Charleroi con i suoi sei fi gli. Tutte le domeniche ascoltavo i suoi racconti aff ascinanti, bagnati di lacrime e fatica. Mi implorava: “Ragazzo non dimenticare quello che ho passato, cercati una vita migliore”. Niente più miniere e carbone per le nuove generazioni. Papà è barman, mamma Jaqueline segretaria nella biblioteca comunale e mia sorella Floriane studia per maestra d’asilo». Una sola squadra, una sola passione, lo Standard Liegi. Mai un gol in carriera. «Dopo Forchies, giocai a Charleroi e quando arrivava lo Standard gli allenatori chiedevano a papà: “E Corentin?”. Cioè, quando ce lo dai? Lo Standard? La mia seconda casa. Il primo gol come lo immagino? Ultimo minuto, su punizione – le calcio bene, sa? -, decisivo. E corsa per tutto il campo». Calcio, amore, famiglia, tatuaggi e … «Tennis, Nba, Valentino Rossi, Formula 1 nel mito di Senna, delle Ferrari, di Alonso e Schumacher. Anni fa, comprai una Fiat 500 Abarth ma Elena mi costrinse al … tradimento. A lei piace la Mercedes, gliela regalai. Ho tatuaggi in tutto il corpo. Alcuni religiosi. Credo in Dio. Sul braccio sinistro ho inciso le date di nascita più significative e il rosario che il nonno portava al collo e che ho ereditato». Playstation: quali giocatori belgi mette dentro? Mertens, Lukaku, Hazard, De Bruyne …? «Tutti. Non ho ancora la presunzione di collocarmi al posto di Vertonghen o Vermaelen. Ma mi ispiro a Cannavaro e Chiellini». Sa che Tedino ama la musica e i film? Ha una memoria di ferro? «Ovviamente no. Mi piace Celentano. Magari metterò il mister alla prova con una canzone facile: “Azzurro”, di che anno è? Così, mi tratta meglio (risata irrefrenabile, ndc). Ai film preferisco le serie tv, come Gomorra». Il Belgio vincerà i mondiali? «Ogni volta, stessa storia. La rosa è tra le migliori e non combiniamo niente. Non bastano i fuoriclasse, bisogna essere squadra. Come l’Italia nel 2006. L’eliminazione degli azzurri mi ha ferito». Il Palermo va in A perché squadra? «Sì. A parte l’ultimo risultato, ha un cuore vincente, i reparti si aiutano, il contropiede è micidiale. Nestorovski? Non vorrei averlo come avversario. Coronado è stato il primo a incuriosirmi. Fiore? Sono pronto». Entri nei suoi segreti. «Il sogno? Champions e Coppa del Mondo. Il numero 23 significa fortuna? Meglio, finora ho pensato di non averne abbastanza. Sono superstizioso: negli spogliatoi bacio il rosario del nonno e dopo salgo i gradini col piede sinistro in avanti. Quando perdo mi arrabbio, non ho paura di niente e di nessuno, solo di restare un giorno da solo. Se vedo un brutto voto mi girano, ma prometto di far cambiare idea a chi me l’ha dato». La cosa che più adora in camera sua? «La maglia di Gillet quando era a Torino. Ora è allo Standard. Mi prendeva in giro: “Tu sei della Juve e non la vuoi …”. “Se me la firmi ti prometto che ne faccio un quadro”. L’ho fatto. Accanto c’è quella di mio padre. La persona che vorrei conoscere? Buffon. Magari se legge…»”.