Corriere dello Sport: “Palermo, gli elementi positivi. Il “torneo” salvezza, la crescita dei giovani e la voglia di giocare”

LA PIU’ FORTE DELLE 4 «La prima nota positiva arriva da una constatazione. Ci sono tre squadre del nostro livello (Crotone, Empoli e Pescara, ndr) e su queste possiamo e dobbiamo fare la corsa. Ognuno pensi quello che vuole, questa è la mia opinione, siamo in democrazia o no? Ne retrocedono tre, una si salva. Noi riteniamo di essere quella che resterà in A perché abbiamo qualità per battere la concorrenza. Questo non significa che non mi interessi la questione dell’esonero, ma devo pensare al mio lavoro e so che rischi corro. Come so che è anche responsabilità mia, se certe cose non riescono. Non mi tiro indietro, c’è tanto da sbracciarsi. Credo nelle mie idee, se si vuole proseguire con queste, sono fortemente convinto che riusciremo a lasciarci dietro altre squadre e a completare l’obiettivo di questa stagione. Sarà un campionato di sofferenza, possiamo salvarci, altrimenti sarei andato via, non sono qui per lo stipendio e basta».

GARANZIA GIOVANI E… OLTRE «Ho in squadra elementi di notevoli potenzialità. Ci vuole tempo perché si esprimano ai massimi livelli. Prendiamo per esempio Sallai. È entrato, ha preso una doppia ammonizione ed è uscito. Non diamogli addosso però. È un talento, diciannove anni, non conosce ancora la lingua. Ma è con noi come altri elementi di prospettiva. Qual è la mia responsabilità? Non solo fare punti ma aiutare i giocatori a compiere i passi necessari perché raggiungano la piena maturazione. Se cresce Sallai, se cresce Trajkovski, appena rientra, se cresce Quaison che ancora non ha la condizione giusta, se Nestorovski migliora, se Diamanti perfeziona la forma, se rientrano difensori per noi importantissimi…».

MALGRADOLA SCONFITTA «Nel primo tempo Karnezis ha fatto una parata su colpo di testa di Embalo che poteva mettere la sfida su altri binari. Soprattutto nella ripresa, dalla panchina ho visto qualcosa di più e di meglio nel gioco e nel creare presupposti per arrivare dall’altra parte. Siamo stati però poca roba. Può dipendere dall’allenatore che non è bravo a trasmettere le sue idee, oppure da una mancanza di maturità. Si parla tanto di carattere, di attributi… Gli attributi bisogna averli in testa. Quando si fa una cosa, bisogna che sia elaborata alla giusta maniera anche a costo di perdere, perché, se ci credi, prima o poi torna a tuo vantaggio. Se arrivi a metà strada, la trascuri o ti manca la necessaria convinzione, finirai per perdere. Le cose fatte per forza non danno mai risultati. La difesa a quattro è stata un po’ obbligata e un po’ una scelta. Non c’è un modulo che preferisco, cerco di adeguarmi alle caratteristiche dei giocatori. Viene prima la voglia di giocare, però»”. Questo ciò che si legge sull’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”.