L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sul Palermo e le difficoltà dell’attacco rosanero in casa.
Il Lecco è un avversario inedito per gli ultimi 50 anni rosanero ma nel lontano, ultimo precedente giocato a Palermo (1967/68) sorprese tutti vincendo alla Favorita per 1-0. E dire che quello era un Palermo che dominava il campionato e sarebbe tornato in A mentre i lombardi lottavano per non retrocedere. Il dato può servire da monito a chi ritiene che contro un avversario neo promosso e ultimo in classifica, la partita sia una formalità. Invece Corini ha ben presente che sono proprio questo tipo di sfide quelle in cui la sua squadra rischia di più: successe già un anno fa quando il Palermo batté le prime della classe, per poi arrancare contro le pericolanti. Nel finale di torneo, delle 4 gare interne contro formazioni in corsa per la salvezza, i rosa ne pareggiarono 3.
Variazione sul tema. E’ vero però che questo Palermo è stato costruito con un tasso di esperienza ben diverso proprio per non cadere in certe trappole. Che del resto in B sono comunissime, basti vedere il crollo del fattore campo e le vittorie in trasferta. Lo stesso Lecco con la novità Bonazzoli in panchina ha centrato nel recupero di Pisa la prima vittoria. Corini al contempo sta cercando di capire se le maggiori difficoltà che ha la sua squadra in casa (2 vittorie su 4 gare, contro le 4 su 5 fuori) possono giustificare qualche correttivo. Magari nel modo di attaccare.
Il Palermo si basa su due esterni di estro e rapidità, che vanno anche verso l’interno e cercano lo scambio stretto. Se la mossa non funziona però non solo si inceppa l’attacco ma è più facile subire improvvise ripartenze, come nel caso del gol di Reca con lo Spezia. Inoltre, il tecnico non può non considerare lo stato di forma di Mancuso, a segno nelle ultime due gare pur partendo dalla panchina. Con Mancuso la manovra vira su altre soluzioni, necessarie anche per l’assenza forzata di Di Mariano, davvero sfortunato in questo avvio di stagione (due infortuni muscolari uno dietro l’altro, forse dovuti agli esiti della pregressa operazione al ginocchio effettuata a maggio).